Con 20 denominazioni e un giro d’affari di 150 milioni di euro, il vigneto Marche è una locomotiva che gioca carte pesanti nella promozione oltreconfine. E i risultati non mancano se è vero che l’export, oggi pari a 57 milioni di euro, è cresciuto del 56% nell’ultimo decennio, in particolare nell’extra Ue: la Cina segna un incremento di quasi il 450% e pure Norvegia, Svizzera e Russia viaggiano in tripla cifra. Il vento in poppa è quello dei fondi per la promozione. Tanto che un’analisi curata da Nomisma Wine Monitor per i due consorzi marchigiani, Istituto Marchigiano di Tutela Vini e Consorzio Vini Piceni, ha dimostrato che ogni milione di euro investito dalle Marche in promozione ha generato un ritorno nell’export di vino verso i Paesi terzi per 7,5 milioni di euro.
È questo, in sintesi, il quadro tratteggiato ieri al Vinitaly dal responsabile del Wine Monitor, Denis Pantini. Facendo il punto sul trend export del prodotto enologico marchigiano a fronte degli investimenti, la ricerca – svolta tra le principali aziende della regione – evidenzia una crescita del 9,5% nell’ultimo anno (il triplo rispetto alla media nazionale).
“I fondi europei per la promozione sono un privilegio indispensabile per il settore del vino, un unicum, rispetto ad altri comparti che dobbiamo essere in grado di sfruttare al meglio”, sottolinea il direttore dell’Istituto marchigiano tutela vini, Alberto Mazzoni. “Le Marche sono una best practice, riuscendo negli anni a incrementare il coinvolgimento delle aziende del 115% (grazie anche alla collaborazione con la Regione). Rispetto a 3 anni fa, registriamo un aumento del 6% del prezzo medio del Verdicchio, ma non è ancora abbastanza rispetto alla qualità espressa”.
Assieme al Verdicchio, anche il Rosso Piceno è protagonista della “esplosione” internazionale e il player che sta facendo la differenza è proprio la Cina. “Per tipologia e caratteristiche – rimarca il direttore del Consorzio vini piceni, Armando Falcioni – il nostro rosso si presta anche a mercati più esotici come Cina e Giappone. Si tratta di mercati emergenti da sviluppare anche con azioni promozionali dedicate. Possiamo lavorare sul posizionamento dei vini marchigiani attraverso un’azione strutturata e sinergica di tutta la filiera, ma non solo: attraverso i fondi e il lavoro delle nostre istituzioni, a partire dalla Regione, anche le aziende più piccole possono pianificare e razionalizzare le risorse per la promozione”. Anche se dalla voce dei produttori viene una indicazione precisa degli Stati Uniti come mercato da presidiare con maggior attenzione nel futuro, seguiti da Canada, Cina, Germania, Giappone e Regno Unito.
Giambattista Marchetto