Il 2019 di Moët & Chandon sarà un anno da ricordare. E lo sarà per due motivi. Il primo perché coincide con il 150° anniversario del suo Moët Impérial. Il secondo perché dopo le annate 2010 e 2011, andate a secco, torna sul mercato con l’etichetta Grand Vintage attraverso il millesimato 2012, quest’anno presentato anche in versione rosé. Un doppio evento fondamentale per la cantina di Épernay e celebrato, in Italia, con un appuntamento andato in scena al ristorante di Identità golose a Milano, prima con una degustazione guidata da Benoît Gouez, chef de cave della maison appartenente al gruppo Lvmh, quindi con una cena curata dallo chef Ugo Alciati.
Ed è stato proprio Gouez che ha voluto ricordare l’importanza del nuovo millesimato, che di fatto è la sua creazione: “Prodotto a partire dal 1842, è alla sua 74ma edizione, 43ma per il rosé, ma soprattutto arriva dopo due vendemmie che non hanno garantito i frutti sperati, cosa che non accadeva dal biennio 1967/1968”, ha affermato lo chef de cave. “Questa annata, un po’ come quelle che finiscono con il 2, è stata per certi versi miracolosa: disastrosa all’inizio, eccezionale alla fine”. Cosa che ha portato a un risultato definito: “La sintesi perfetta tra i Grand Vintage 2008 e 2009, e in grado di raggiungere, col tempo, i livelli qualitativi del 2002, vino dall’equilibrio straordinario”. E allora ecco che, come accade dal 2007, il lancio di ogni nuovo Grand Vintage è accompagnato da una selezione proveniente dalla Grand Vintage Collection, e per l’occasione sono state scelte il 1992 e, per l’appunto, proprio il 2002.
Ma se il millesimato è un po’ il fiore all’occhiello della realtà da oltre 28milioni di bottiglie prodotte ogni anno, il Moët Impérial è la sua icona, espressione di un assemblaggio di oltre 200 cru che, come ha sottolineato lo stesso Gouez, “rappresenta la qualità essenziale della maison”, ricordando che, “è nato nel 1869 per omaggiare il centenario dalla nascita di Napoleone Bonaparte, che era molto legato a Jean-Remy Moët, nipote del fondatore della Maison”. Ma soprattutto, “ha rappresentato, tra i primi a farlo, il passaggio dello champagne da dolce a brut”. Per un percorso che, se oggi può contare su un dosaggio zuccherino di circa 9 g/L, “nel futuro prossimo sto lavorando perché si riduca ancora fino a 7 g/L”, ha concluso Benoît Gouez.
Tornando invece ai due Millesimati, il Grand Vintage 2012 è un extra-brut figlio di un assemblaggio di Chardonnay (41%), Pinot Noir (33%) e Meunier (26%), mentre il Grand Vintage Rosé 2012 è un extra-brut composto da Pinot Noir (42%, di cui il 13% è vino rosso), Chardonnay (35%) e Meunier (23%): Per entrambi il dosaggio è fissato a 5g/L.
Fabio Gibellino