Il consumo di miele in pandemia è cresciuto a doppia cifra, sostenendo i conti di una realtà specializzata come Conapi. Nell’anno fiscale 2019-20, chiuso a giugno, la società cooperativa che opera con i marchi Mielizia e Cuor di Miele ha ottenuto 23,6 milioni di ricavi, con un incremento del 5% a livello complessivo e del 40% per la produzione a marchio proprio. E ora l’azienda con sede a Monterenzio (Bologna), che raggruppa 315 realtà individuali o collettive per un totale di oltre 107mila alveari distribuiti in Italia, punta all’estero, che oggi le assicura circa il 15% del fatturato.
“A oggi siamo presenti principalmente in Francia, Giappone e Svizzera – racconta a Pambianco Wine&Food la dg Nicoletta Maffini – e siamo a contatto con tanti interlocutori per diversi Paesi, dal mondo arabo agli Usa e in particolare in California. Certo, il miele non è un prodotto tipico italiano da esportazione come lo è ad esempio il Parmigiano Reggiano; viene raccolto in tutto il mondo, ogni Paese ha i suoi mieli e quello italiano è tra i più cari al mondo. Ciò non toglie che l’export sia un focus della nostra strategia di crescita”.
Quanto all’Italia, Conapi sta sviluppando con particolare attenzione l’ingresso nel mondo bio, dove in precedenza non era presente per evitare la concorrenza ad Alce Nero, di cui fino al 2019 il consorzio deteneva una partecipazione poi ceduta a La Cesenate Conserve Alimentari. Da quel momento in poi i mieli di Mielizia e Cuor di Miele sono entrati nel canale degli store biologici, al pari degli altri prodotti bio come ad esempio le composte di frutta, i biscotti e i gelati dove il miele è l’unico dolcificante utilizzato. “Stiamo gestendo una brand extension che ci offre più visibilità tra i consumatori” precisa Maffini.
Intanto l’azienda si rafforza anche all’interno della gdo italiana, dove attualmente occupa la terza posizione in termini di vendite del miele dietro Ambrosoli e Rigoni, operando sia con i marchi propri sia con il private label del distributore.
Le prospettive? Il piano strategico prevede una crescita ulteriore di fatturato, con 30 milioni fissati come obiettivo entro la fine del 2022. “E non è facile crescere nel mondo del miele – evidenzia Maffini – perché continuiamo a incrementare il numero degli alveari ma la produzione complessiva è sempre stabile attorno alle duemila tonnellate annue, che salgono a tremila con una parte di acquisti effettuati nei mercati esteri e in Italia. Tra cambiamenti climatici e uso di pesticidi in agricoltura, il calo produttivo è evidente: 15 anni fa, la raccolta variava tra i 40 e 50 kg per alveare, oggi siamo sui 15-20 kg”. Intanto però Conapi investe e sta per costruire un nuovo magazzino per il miele in ingresso e servirà per potenziare le produzioni. “La brand extension ci sta dando risultati positivi nei frollini. Lo scorso anno contavamo molto nel lancio del gelato, ma purtroppo la pandemia ci ha limitato le presentazioni del prodotto ai buyer”. Il risultato previsto per la chiusura del prossimo bilancio è di 25 milioni di euro: “Obiettivo raggiungibile, se avremo miele disponibile”, conclude la dg.