Lulu Group ha scelto Varese, e più nello specifico il World Trade Center Malpensa a Lonate Pozzolo, per aprire il proprio centro di approvvigionamento per il food&beverage dell’area Emea e come hub per l’export di prodotti italiani e lombardi. Il gruppo ha sede ad Abu Dhabi, ha una catena di ipermercati, è attivo nei settori retail, manufacturing, distribution & tourism, con la proprietà di centri congressi, quote di aeroporti, luxury hotel e agenzie di viaggi, genera un fatturato superiore ai 7 miliardi di dollari (circa 6 miliardi di euro) e gestisce più di 50mila dipendenti.
“Stiamo assistendo a un aumento della domanda di prodotti dall’Italia”, ha dichiarato a Il Sole 24Ore il direttore generale di Lulu Group-Y International Mohamed Althaf. “Crediamo che la nostra presenza in Lombardia aprirà maggiori opportunità di approvvigionamento in molti settori merceologici tra cui prodotti pronti, refrigerati, da forno, prodotti lattiero-caseari, alimenti naturali, alimenti biologici, bibite e acqua aromatizzata; ma anche prodotti freschi, cibi lavorati, in scatola e surgelati”.
L’area occupata dalla nuova base di Lulu Group, che dovrebbe essere operativa a fine novembre, è di oltre 3.500 metri quadrati, con due piani di uffici e un magazzino al piano terra. La centrale d’acquisto, si legge, prenderà avvio col food, “il cui approvvigionamento rimane, per il momento, il nostro unico obiettivo a sostegno dei prodotti alimentari”. Per quanto riguarda gli altri settori di interesse per il gruppo, ovvero moda e design, il DG ha affermato che “saranno presi in considerazione in futuro dalla divisione degli ipermercati poiché la moda italiana è apprezzata a livello globale”.
La scelta della location è legata anche alla considerazione che “l’aeroporto di Milano e il porto di Genova dispongono di un’elevata connettività aerea e marittima verso tutti i paesi membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo”. E, come puntualizzato dal presidente di Camera di Commercio di Varese Fabio Lunghi, “si è così concretizzato un investimento che non solo avrà importanti ricadute in termini occupazionali ma consentirà anche a molte nostre imprese di proporre i propri prodotti in un’area del mondo dove la domanda del made in Italy è in forte crescita, da Doha a Dubai”.