In Italia, il Lugana è conosciuto soprattutto nelle regioni di appartenenza della denominazione, situata tra Veneto e Lombardia, ma punta a crescere nel resto della penisola, partendo da Milano che è e resterà la principale vetrina internazionale dei vini made in Italy. Ne è convinto Andrea Bottarel, alla guida del consorzio di tutela del Lugana doc, con sede a Peschiera del Garda (Verona), dopo aver concluso un 2020 vissuto in trincea ma con risultati superiori alle aspettative: +12% il numero di bottiglie prodotte, primato di vino bianco con il più alto prezzo a scaffale in gdo Italia, prezzo medio a bottiglia di 7,5 euro, + 17% in valore e +25% in volume rispetto al periodo precedente.
E se non tutte le 120 aziende produttrici (a cui si sommano gli 80 viticoltori) della denominazione da 2.500 ettari sono riuscite a confermare o aumentare il risultato del 2019, perché la crisi dell’horeca ha colpito duro anche i brand del Lugana, va detto che la resistenza del vino bianco doc da uve Trebbiano (Turbiana) prodotto tra le province di Brescia e Verona non è stata costruita attraverso la grande distribuzione, ma anche e soprattutto grazie alla struttura distributiva presente nello storico primo mercato estero del Lugana ovvero la Germania. In area tedesca infatti, racconta Bottarel (ex di Allegrini e Cottini, prima di entrare al consorzio Lugana in sostituzione di Carlo Veronese, passato in Oltrepò): “Chi segue l’horeca è generalmente un grossista che ha a disposizione canali alternativi, dalle enoteche che hanno continuato a lavorare molto bene fino all’e-commerce. Così i tedeschi che non hanno potuto degustare il loro Lugana al ristorante, se lo sono portati a casa e hanno continuato a consumarlo”. Alla fine, i risultati delle vendite sono stati soddisfacenti per tutta l’area Dach e anche per gli Stati Uniti.
In termini strategici, i punti fissi della denominazione secondo il consorzio presieduto dal ceo di Bertani, Ettore Nicoletto, sono tre: il presidio forte nei mercati storici come Germania e Italia, la conferma degli investimenti in quelli dove si intravedono le maggiori possibilità di sviluppo (a partire da Usa e Giappone) e l’esplorazione delle potenzialità in Far East ed est Europa. In stand by, a seguito della Brexit, c’è il Regno Unito.
Per il Lugana, è sempre stato importante il link evocativo rispetto all’estate e, soprattutto per Germania e dintorni, l’idea del vino delle vacanze trascorse sul lago di Garda, ma il consorzio punta a superare questo punto di forza che va bene in fase di sviluppo (ad esempio rispetto alla Russia, molto presente sulle sponde del Benaco), ma a lungo andare potrebbe costituire un limite per una denominazione che ha ambizioni internazionali. E lo stesso vale in Italia, perché al di là di Veneto e Lombardia, sono poche le regioni dove il Lugana ha fatto breccia e tra queste spicca paradossalmente l’Alto Adige, terra di grandi bianchi ma ad alta frequentazione tedesca e quindi di turisti naturalmente portati a ordinare il Lugana al ristorante. “In prospettiva – afferma Bottarel – pensiamo ci sarà spazio per crescere nel resto del nord e anche nel centro-sud. Ma anche all’interno del territorio lombardo, per effetto della promozione dei vini regionali, partendo proprio da Milano”.
Nel frattempo, essendo saltata ProWein, il consorzio si è organizzato per la promozione internazionale della nuova annata 2020 con diversi appuntamenti tra Stati Uniti, con 5 tappe della manifestazione SommCon svoltasi a fine anno e con Lugana Web Show per gli educational online, e Giappone, dove si terrà un press lunch firmato dallo chef Luca Fantin del ristorante Bulgari di Tokyo in collaborazione con il Lugana Ambassador Isao Miyajima. In attesa di tornare alle manifestazioni in presenza e soprattutto in attesa di Vinitaly, che si terrà a Verona dal 20 al 23 giugno.