Il 2018 è stato un anno sostanzialmente stabile in valore per lo Champagne, che invece ha perso quota come numero di bottiglie: il bilancio finale, presentato a ProWein dal Comité Champagne, è stato di 4,9 miliardi di euro (+0,3%), a fronte di 301,9 milioni di bottiglie vendute (-1,8%).
A sorpresa, uno dei risultati migliori è arrivato dall’Italia, che ha confermato il numero di bottiglie (7,3 milioni) aumentando però del 4,2% il giro d’affari, con 158,6 milioni di euro tasse escluse e franco cantina. Questi dati fanno dell’Italia il quinto mercato all’export in valore della bollicina francese.
Il problema principale riguarda i due tradizionali mercati di consumo dello Champagne ovvero quello interno e la Gran Bretagna, che messi assieme rappresentano il 60% delle vendite totali. I loro volumi, sottolinea il Comité Champagne, diminuiscono del 4% a fronte di una flessione più contenuta del fatturato (-2%) grazie alla migliore valorizzazione delle cuvée.
E che sia soprattutto la Francia ad aver rallentato le vendite del suo vanto nazionale in ambito vinicolo è confermato dal giro d’affari delle esportazioni, che aumenta dell’1,8% a valore e mostra un lieve segno positivo (+0,6%) anche a volume. A trainare la domanda sono stati soprattutto gli Stati Uniti, primo mercato estero per giro d’affari, che nel 2018 ha assorbito 23,7 milioni di bottiglie (+2,7%), il Giappone (13,6 milioni di bottiglie, +5,5%) e l’area cinese: Cina, Hong Kong e Taiwan, messi assieme, hanno importato 4,7 milioni di bottiglie, con un balzo vicino al 10 percento. In evidenza anche il Sudafrica, che grazie all’incremento del 38,4% ha superato per la prima volta il milione di bottiglie.
“La vendemmia 2018, senza precedenti dal punto di vista agronomico e di qualità eccezionale è di buon auspicio per le future cuvée della Champagne”, sottolinea in una nota il Comité Champagne.