“Sono profondamente dispiaciuto di questo epilogo e capisco quanto possa essere difficile ora per lo staff e i fornitori”. Sono le prime parole pronunciate dalla star britannica della cucina, Jamie Oliver, alla notizia del collasso finanziario della sua catena formata da 23 ristoranti a marchio Jamie’s Italian, a cui si aggiungono i ristoranti londinesi Fifteen e Barbecoa. Travolta dai debiti, la società è stata affidata in amministrazione controllata sotto la gestione della società di consulenza Kpmg.
Le difficoltà del gruppo si trascinavano da anni. Nel 2017 erano stati chiusi i primi sei locali e Oliver aveva attribuito le responsabilità alla svalutazione della sterlina per effetto del referendum sulla Brexit, che aveva determinato un forte rincaro delle materie prime importate dall’Italia. Lo scorso anno, la situazione era peggiorata e il debito accumulato era stato valutato oltre i 70 milioni di sterline, costringendo lo chef e star televisiva a dimezzare il numero dei locali. Il passaggio in amministrazione controllata è stato reso necessario dopo che le perdite hanno superato i cento milioni di sterline.
“Eravamo partiti dieci anni fa con l’intenzione di rivoluzionare il mercato dei ristoranti di medio livello, puntando su un miglior rapporto qualità-prezzo ed è esattamente quello che abbiamo fatto”, ha commentato Oliver. Ora ci sono in ballo più di mille posti di lavoro e dei ristoranti rimasti aperti, si salveranno soltanto quello all’aeroporto londinese di Gatwick e il Diner a Soho.