Un’analisi del comparto enoturstico attraverso una fotografia degli attori che lo popolano e delle criticità da affrontare. È quanto contenuto all’interno di ‘Enoturismo 4.0 – Osservatorio Enoturismo: Evoluzione del digitale’, il manuale sul turismo del vino italiano scritto a quattro mani da Dario Stefàno e Donatella Cinelli Colombini con il contributo di Le Donne del Vino, Movimento Turismo del Vino, Città del Vino e Nomisma Wine Monitor.
Prima di tutto, il manuale espone le caratteristiche dell’azienda enoturistica italiana: in generale, questa ha piccole dimensioni – il 48% non supera i 500mila euro di fatturato annuo – e ha mediamente 15 dipendenti di cui tre coinvolti nella wine hospitality. Nel complesso, le aziende accolgono ogni anno 15 milioni di accessi e ricavano sul fronte enoturistico mediamente il 7% del loro business enoico.
Nonostante il settore stia notevolmente accelerando nel proporre soluzioni enoturistiche, permangono diversi problemi: lontananza di flussi (32%), scarsità di contatti, poco personale (74%), ripetitività delle proposte e aperture delle cantine con ‘orario impiegatizio’. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, il 75% delle cantine sono aperte dal lunedì al venerdì, il sabato le percentuali scendono: 57% mattina e 43% il pomeriggio. La domenica e nei festivi, metà delle cantine sono chiuse.
Il 32% delle cantine è nella direttrice di flussi turistici o enoturistici per cui non può intercettare visitatori che passano nelle vicinanze ma deve fare azioni per richiamarli. Ecco quindi che la comunicazione, in particolare quella via web, diventa cruciale: il 99% delle cantine intervistate ha il sito web ma solo nel 34% dei casi il numero di accessi mensili supera quota mille. Il 49% delle imprese informa i propri followers sulle novità almeno una volta al mese. Il 99% delle aziende è presente sui social: su Facebook la media dei follower è di 8.585 mentre si dimezza in Instagram e cala ancora molto in Linkedin e Twitter.
“Dobbiamo aiutare il settore a costruire offerte turistiche sempre più diversificate perché ormai non parliamo più di turismo ma di turismi”, afferma Daniela Santanchè, ministro del turismo. “E l’enoturismo è una forma di turismo che ci aiuta anche a destagionalizzare perché spesso le cantine sono collocate in luoghi meno conosciuti intorno ai quali si possono costruire percorsi turistici differenti. Serve quindi un’offerta di qualità supportata da percorsi di alta formazione”.