Il gruppo Ethos rilancia pensando a nuove aperture, forte di 30 anni di esperienza nel campo della ristorazione. L’azienda lombarda che ad oggi gestisce 8 insegne concentrate principalmente in Lombardia, ma con qualche incursione anche in Veneto e nel Lazio (Sanmauro, Acqua e Farina, Risoamaro, Grani&Braci, Fabbrica Libera, Karné, Ambrosia, Officine Italia e Eataly incontra Gruppo Ethos) ha in programma nuove aperture, sia in Italia che all’estero. “Stiamo valutando location sia nella zona in cui siamo già presenti, sia nel resto d’Italia che oltre confine”, spiega a Pambianco Wine il proprietario e AD del gruppo, Beppe Scotti, che gestisce l’azienda insieme al fratello Antonio.
Le insegne sono tutte dirette, anche se in alcuni casi (Eataly, ma anche Ambrosia e Officine Italia) sono gestite insieme ad altri partner commerciali con una forte competenza nel mondo del biologico. Il gruppo, infatti, pone una grande attenzione su etica e sostenibilità: diverse le iniziative di Ethos nel campo dell’ambiente, della socialità e del territorio. “Il 30-40% dei prodotti nei nostri ristoranti è biologico e, solo per fare un esempio, la stragrande maggioranza delle nostre carni arriva da allevamenti al pascolo”, continua l’imprenditore.
L’azienda, che ha archiviato il 2017 con circa 20 milioni di fatturato, in sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente, conta anche su una business unit dedicata alla produzione a marchio Libera (principalmente birra, bevande, caffè, distillati, venduti nei locali del gruppo ma anche a clienti dell’horeca) e, da quest’anno, ha inaugurato la divisione consulting, “per mettere a disposizione dei nostri potenziali clienti la nostra macchina organizzativa nel campo della ristorazione”.
Il target del gruppo Ethos, che si inserisce nella categoria di mercato del ristorante-pizzeria-steakhouse, è parecchio ampio. “Ci poniamo come un ristorante ‘per tutti’ grazie alla larga forbice di prezzi e all’ampia scelta di piatti e servizi in grado di accontentare le diverse comunità”, spiega Scotti. “Siamo nazional-popolari, e convinti che il cliente cambi in funzione delle proprie necessità: nei nostri locali accogliamo famiglie, manager per un pranzo o una cena di lavoro, amici dopo il calcetto e amiche che si ritrovano alla sera per chiacchierare”, racconta Scotti. Che motiva proprio con la volontà di diversificare il più possibile la scelta di creare insegne diverse, senza volersi porre come una catena. “Ci consideriamo come degli artigiani: ogni ristorante è unico, non è semplicemente vestito con un nome diverso. Cambiano menu, layout, clientela: la più grande soddisfazione arriva proprio da questo approccio”, conclude l’imprenditore.