Da lunedì 18 maggio bar e ristoranti hanno potuto riaprire, integrando il servizio ai tavoli al già concesso take away, ma non tutte le Regioni si sono allineate alle indicazioni del governo. L’intesa tra l’esecutivo presieduto da Giuseppe Conte e la conferenza delle Regioni, con a capo il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, è stata adottata in maniera differenziata da alcune amministrazioni regionali, con il caso limite della Campania, il cui governatore Vincenzo De Luca ha affermato: “La Campania non ha sottoscritto l’intesa Stato-Regioni che alcuni media presentano come condivisa all’unanimità. Su alcune norme di sicurezza generale deve pronunciarsi il ministero della Salute”. Di conseguenza, a Napoli e nel resto del territorio campano, la riapertura slitterà al 21 maggio. In Piemonte, le saracinesche dei pubblici esercizi dovranno restare abbassate fino al 23 maggio, per adeguarsi ai protocolli di sicurezza. Partenza immediata, tra le altre, in Lombardia (dove piscine e palestre dovranno attendere il 31 maggio), Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Sardegna.
Le regole fissate nel documento della conferenza delle Regioni prevedono, tra le altre cose, il divieto della consumazione a buffet; il distanziamento di almeno un metro tra gli avventori (con eventuale ricorso a barriere fisiche tra i tavoli) e privilegiando gli spazi esterni; la registrazione dei dati personali degli avventori da conservare per almeno 14 giorni; la disponibilità nel locale di prodotti igienizzanti; l’utilizzo obbligatorio della mascherina per il personale e, quando non sono seduti al tavolo, anche per i clienti; la disinfezione delle superfici al termine di ogni servizio.
Quanti locali pubblici stanno riaprendo? Secondo un’indagine effettuata dall’ufficio studi della Fipe, Federazione italiana dei pubblici esercizi (Confcommercio), il 70% del campione, pari a 196mila locali tra bar e ristoranti, erano pronti ad alzare le saracinesche già a partire da lunedì 18 maggio. Il 95% degli imprenditori intervistati ha già acquistato le mascherine per il proprio personale, l’82% dei ristoratori è convinto che l’uso dei dispositivi di protezione sia essenziale, mentre il 94% ha già effettuato la sanificazione dei locali. A non convincere sono le barriere divisorie in plexiglass: il 56% degli intervistati esclude ogni ipotesi di utilizzo, il 37% ne ipotizza invece un impiego alla cassa e poco meno del 5% prevede di installarle tra i tavoli.
Lo scenario per la ristorazione e i bar resta comunque negativo. Gli imprenditori intervistati da Fipe stimano un crollo del 55% dei loro fatturati a fine anno, e questa previsione ha già determinato un calo occupazionale del 40%, che si traduce in 377mila posti di lavoro a rischio.