“In Cina stiamo crescendo del 20% a valore, molto di più a volume”, racconta a Pambianco Wine&Food Edoardo Freddi, imprenditore a capo della Edoardo Freddi International, realtà specializzata nella gestione dell’export per diverse aziende e gruppi italiani del vino, tra cui spicca come ultimo ingresso quello di Codice Citra, leader della cooperazione in Abruzzo. Il mercato cinese fa dunque da traino per la ripartenza dell’export vinicolo, dopo un brutto inizio d’anno durante il quale le vendite erano state sostanzialmente azzerate. Ora però la situazione è migliorata, la ristorazione è in piena attività, come dimostrano anche le performance dei grandi chef italiani presenti nell’area, dai Cerea a Marco Sacco, e il trend della domanda si è spostato nettamente verso il segno “+”.
“In Cina va molto meglio rispetto al 2019”; precisa Freddi, precisando il trend in atto per la domanda: crescono i top di gamma e le denominazioni forti legate ai vini rossi, come Brunello, Barolo e Amarone, e vola anche la domanda dell’entry level, mentre c’è meno richiesta di prodotti che potremmo considerare di fascia media e medio/alta. È dunque un mercato polarizzato sull’alto e sul basso di gamma, che Freddi ha approcciato andando incontro alle richieste dei consumatori, spingendo le cantine italiane, per esempio, a produrre vini aromatizzati molto apprezzati dai cinesi, come quelli a base Moscato con aromi naturali al litchi, mela verde, pesca. I consumatori locali confermano la loro preferenza per i vini rossi sia di prezzo accessibile, sui quali Freddi ha creato un progetto ad hoc legato alla Puglia, sia di fascia top, come nel caso del San Leonardo, antesignano dei bordolesi italiani (prodotto da Tenuta San Leonardo in Trentino, dei marchesi Guerrieri Gonzaga) che, precisa l’esportatore: “È stato protagonista, nel suo piccolo, di una performance significativa”. In evidenza anche i vini dolci, mentre si conferma lo scetticismo dei cinesi per i vini bianchi a spiccata acidità e in parte per le bollicine.
Nel 2019, il giro d’affari movimentato da Edoardo Freddi International si aggirava attorno ai 40 milioni di euro. A fine anno si punta a 55-60 milioni, frutto di un mix tra crescita organica e inserimento di nuove realtà, la più rilevante delle quali in termini di contributo economico è proprio Codice Citra. Presente in 90 Paesi del mondo, Freddi osserva un andamento positivo non solo in Cina, ma anche in altre nazioni asiatiche, partendo da Corea del sud e Vietnam, ma anche in Europa, soprattutto in Svizzera e Danimarca. Senza dimenticare il Brasile, dove il boom dell’e-commerce ha più che compensato il crollo della ristorazione. “L’unico Paese dove attualmente non riusciamo a chiudere in ripresa, pur switchando tra i vari canali distributivi, sono gli Stati Uniti. In tutti gli altri la situazione è buona”. Il primo mercato per importanza resta comunque la Germania. E in generale nel mondo, conclude Freddi, “se hai il partner giusto per l’online, la crescita è assicurata”.