“Colpa della Brexit”. La star della cucina Jamie Oliver, volto noto della tv britannica e autore di libri di successo, ha deciso di chiudere sei dei suoi 42 ristoranti Jamie’s Italian, format basato sulla cucina italiana e con piatti creati utilizzando materie prime made in Italy. Proprio il costo degli ingredienti di importazione, aumentati per effetto della svalutazione del pound sull’euro, sarebbe alla base della decisione, che mette a rischio 120 posti di lavoro. L’intenzione della società, secondo quanto dichiarato al quotidiano Telegraph da Simon Blagden, amministratore delegato del Jamie Oliver Restaurant Group, è di ricollocare gli esuberi derivanti dalle chiusure in altri locali del gruppo, che comprende anche 28 locali all’estero per un totale di oltre tremila dipendenti.
A chiudere i battenti saranno i ristoranti di Aberdeen, Exeter, Cheltenham, Tunbridge Wells e i due locali londinesi di Richmond e Ludgate Hill.
“Il resto del gruppo – ha dichiarato Blagden al Telegraph – è in ottima forma. Abbiamo concluso lo scorso anno con un aumento del fatturato su basi comparabili e dei coperti, ma poiché ci rifiutiamo di fare compromessi sulla qualità e la provenienza dei nostri ingredienti e sul nostro impegno a formare e sviluppare il nostro staff, abbiamo bisogno di ristoranti che possano servire 3.000 coperti ogni settimana su basi sostenibili”. Nell’anno fiscale 2015/16 la catena Jamie’s Italian ha fatturato 116 milioni di sterline, pari a 135,3 milioni di euro al cambio attuale, ottenendo un utile di 2,3 milioni di pound, equivalenti a circa 2,7 milioni di euro, in calo rispetto ai 3,8 milioni del 2014/15.