L’online dà la spinta ai conti di Tinazzi, società di Lazise (Verona) che opera nel territorio veronese con le cantine di Lazise e Sant’Ambrogio di Valpolicella e in Puglia con la cantina San Giorgio a Faggiano (Taranto). La spinta sull’e-commerce impressa durante il primo lockdown ha permesso al gruppo di aumentare del 50% i ricavi in questo canale, che oramai genera il 10% del giro d’affari complessivo peraltro aumentato del 6% nell’anno in corso rispetto ai 24 milioni di consolidato del 2019. E le vendite elettroniche, assieme alla ricerca di nuovi mercati esteri, hanno permesso a Tinazzi di compensare la flessione dell’horeca.
“Siamo presenti in 35 Paesi del mondo – racconta a Pambianco Wine&Food Giorgio Tinazzi, esponente di terza generazione, con la sorella Francesca, dell’azienda fondata dal nonno Eugenio e presieduta dal padre Gian Andrea Tinazzi – e dall’export dipende l’85% del giro d’affari. Il nostro primo mercato estero è la Russia, che quest’anno ci ha offerto tante soddisfazioni grazie alle buone relazioni avviate nel tempo e a un posizionamento corretto dei nostri vini. Oltre alla Russia, è tutto l’est Europa a mostrare una buona vitalità, dalla Polonia all’Ucraina fino al Kazakhstan e alla Bielorussia”. Senza dimenticare l’Asia, dove Tinazzi è ben inserita con prospettive di crescita ulteriore, soprattutto in Cina. “La corsia preferenziale concessa dai cinesi ai produttori australiani sta venendo meno, e questo fatto apre ottime possibilità a noi italiani, perché sulla fascia medio premium ci misuriamo soprattutto con loro. Inoltre, il sentiment della Cina verso l’Italia in questo momento è molto forte, per ragioni che dipendono dagli interscambi commerciali avviati e anche dalle conseguenze del Covid, che ha visto la Cina e l’Italia come le due nazioni inizialmente più colpite dal contagio. Abbiamo costruito ottime relazioni e, curandole, possiamo cogliere risultati importanti, a patto che si disponga di persone che parlano il cinese e che conoscano le loro modalità di gestione delle trattative”.
Un altro Paese dove Tinazzi opera da tempo e con risultati significativi è il Vietnam. “L’ho approcciato quasi casualmente, scoprendo un popolo dinamico, in forte crescita economia e innamorato dell’Italia. Diversamente dai cinesi, che prediligono i vini francesi, i vietnamiti ci considerano come il punto di riferimento in fascia premium e sono anche più aperti rispetto alle contaminazioni e all’adozione di stili di vita occidentale. Nel 2020 l’export è stato condizionato dalla pandemia, ma è un mercato sul quale continueremo a investire”. E da quest’anno si sono aperte tante nuove piste: Tinazzi ha infatti iniziato a esportare in Malesia, nelle Filippine, a Santo Domingo e anche in Suriname.
Tornando all’online, il 2020 sarà ricordato come l’anno dell’exploit. Tinazzi ha trovato in Vivino il partner di riferimento, inserendo altre due piattaforme legate ai mercati statunitense ed europeo. “La nostra strategia si basa sulla partnership con piattaforme esterne – precisa Giorgio Tinazzi – che però supportiamo in maniera costante con un piano di comunicazione commerciale digitalizzata. In questo modo, riusciamo a essere sempre più focalizzati sul cliente finale, mentre prima demandavamo agli importatori e ai distributori questo tipo di rapporto. E questo ci permette di aumentare il monitoraggio, con l’analisi dei dati, e di indirizzare la strategia di comunicazione in maniera più efficace sui mercati di riferimento. È un’attività che abbiamo iniziato quasi per sconforto, poiché a marzo non avevamo alternative, ma i cui frutti sono stati rapidamente raccolti”.