Se l’horeca è completamente fermo, la grande distribuzione continua ad aver sete di vino e le vendite prosperano di conseguenza. Lo evidenziano i dati di Adm, Associazione della Distribuzione moderna, e l’osservatorio Iri Infoscan.
Nell’ultima settimana di febbraio, quando si manifestò l’emergenza coronavirus, si era già verificato un timido aumento, di poco inferiore al 2% in valore. Le vendite della prima settimana di marzo hanno confermato il trend, con un incremento del 6,3% guidato dai vini a denominazione: +11,9% per i vini doc e docg. +3,9% per il vino comune.
In particolare evidenza le vendite online del largo consumo. Secondo dati del panel Iri Ecommerce, sono triplicate nelle tre settimane di emergenza sanitaria.
Tra i vini dominano le denominazioni note, i grandi classici, e le etichette con cui si ha più familiarità. Molto bene gli spumanti, che hanno fatto segnare un andamento del +17,6% fino al 23 febbraio, per poi crescere del 5,7% probabilmente per il calo di situazioni conviviali in casa, tornando poi a doppia cifra (+11,7%) nella terza settimana di emergenza. In negativo i vini da meditazione e i liquorosi (-15,7%). Da notare, probabilmente per la necessità di risparmiare già notata nel canale online a fini di scorta e forse per la volontà di sostenere i prodotti italiani, il crollo degli acquisti di Champagne, diminuiti di oltre il 53 percento.
Per le aziende vinicole, il crollo verticale del fuori casa viene spesso compensato dai maggiori introiti della distribuzione moderna, che tuttavia detta una compressione dei margini perché la grande distribuzione, pur assicurando il pagamento in tempi piuttosto rapidi, riconosce un minor valore aggiunto ai produttori.
Intanto, la filiera del vino si è mossa per chiedere al Mipaaf una serie di interventi straordinari a seguito dell’emergenza coronavirus. In particolare, le associazioni del settore (Confagricoltura, Cia, Copagri, Alleanza delle Cooperative Italiane, Unione italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi) hanno chiesto alla ministra Teresa Bellanova l’adozione di alcune proposte per mitigare i danni subiti dal comparto. Una prima serie di misure richieste riguarda a livello europeo, una “forte flessibilità” nelle misure già esistenti, tra cui il sistema delle autorizzazioni per gli impianti viticoli, la ristrutturazione dei vigneti, investimenti e promozione per liberare risorse a favore del settore. Inoltre, la filiera chiede la convocazione del tavolo vino perché operi come cabina di regia del settore per le iniziative urgenti di supporto. Infine, emerge la richiesta di un piano strategico di sostegno all’export vitivinicolo nazionale.