In alcuni mercati, per esempio nella fondamentale Gran Bretagna (che assorbe quattro bottiglie su dieci del totale esportato), la crescita del Prosecco si è arrestata. Tuttavia il direttore del Consorzio di tutela del Prosecco doc, Luca Giavi, considera questo fenomeno un fatto normale, legato alle dinamiche dei volumi esportati in un mercato specifico, e rilancia con le statistiche che parlano di un prodotto a doppia progressione, intesa come volumi e anche in valore. “Parliamo di un prezzo medio in aumento del 4% per la singola bottiglia – spiega Giavi a Pambianco Wine&Food – e questo andamento diventa ancor più significativo calcolando una crescita a volume in linea con le previsioni, quindi tra il 5 e il 6% annuo. Poi ci sono mercati più maturi, che si allineano ai dati generali, e altri meno maturi che evidenziano balzi percentuali stupefacenti”.
I dati in possesso del Consorzio con sede a Treviso riguardano i primi cinque mesi dell’anno per quanto riguarda il valore e i primi sette mesi per i volumi. Il mondo Prosecco ha raggiunto un giro d’affari stimato tra i 2 e 2,5 miliardi di euro come prezzo cantina, pari a circa il 25% del valore dei vini italiani a denominazione di origine. Inoltre, l’ultima vendemmia è stata particolarmente generosa e Giavi ritiene che la produzione 2018 arriverà tra le 450 e 500 milioni di bottiglie, soltanto per la doc.
E la crescita non finisce qui… “Il progetto del Prosecco doc nasce per essere allineato alla domanda. Diversamente, se producessimo troppo o troppo poco, subiremmo dei contraccolpi di posizionamento con ripercussioni dirette di mercato, perché aumenti di prezzo considerevoli derivanti da un calo della disponibilità di prodotto determinerebbero una contrazione delle vendite. L’obiettivo è quindi mantenere quell’equilibro di valore che ci permetterà di confermare o aumentare le quote di mercato acquisite”.
E se la Gran Bretagna fa segnare per la prima volta un rallentamento, il Consorzio punta sugli Stati Uniti come probabile primo mercato del futuro: “Gli Usa – commenta Giavi – hanno notevoli potenzialità inespresse”. Azioni promozionali sono previste anche per il Canada, la Russia e per la Cina. Quest’ultimo mercato non ha ancora dato i risultati previsti ma a Treviso non si perdono d’animo: “Abbiamo compreso che è sbagliato insistere sull’abbinamento dei nostri vini ai loro alimenti e pertanto ci stiamo spostando su altre occasioni di consumo. La più importante è quella legata al party, dove l’impiego di cibi internazionali diventa rilevante e pertanto è più semplice entrare con il nostro vino”. Inoltre, quest’anno, per la prima volta il Consorzio tenta di approcciare l’area del sudest asiatico: “I tassi di crescita sono molto interessanti in quella zona, particolarmente attenta al mondo dei vini”, precisa il direttore del Consorzio del Prosecco doc.
Una particolare attenzione, in ambito consorziale, viene rivolta all’immagine del prodotto e delle aziende operanti nella doc, spesso sotto attacco per ragioni che Giavi ricollega all’invidia di chi è fuori dal business. “Il nemico ‘istituzionale’ del Prosecco è il mondo della birra, perché il boom delle nostre bollicine ha determinato, specie in Gran Bretagna, una contrazione delle vendite di birra. E infatti l’attacco di qualche tempo fa al Prosecco, accusato di provocare danni ai denti di chi lo consuma, in realtà era un’inserzione a pagamento da parte dell’associazione dei produttori britannici di birra. A far più male, però, è l’invidia che nasce dalla frustrazione di chi non trae vantaggio dai successi della denominazione. E poi c’è tutto il mondo mediatico, che ha compreso che attaccare il Prosecco, a prescindere dall’accertamento della verità sulle accuse, fa notizia. È un fenomeno e in quanto tale viene cavalcato…”.