Prima della pandemia, i vini della Puglia avevano spiccato il volo non solo in termini di qualità, ma anche di vendite, secondo lo studio Pambianco pubblicato nell’ultimo numero di Pambianco Magazine Wine&Food. Nel 2019, le prime dieci aziende della regione avevano fatturato complessivamente più di 217 milioni di euro (+27%), e nell’anno che si è appena concluso sembra che i produttori, grazie anche alla gdo e all’e-commerce, si siano difesi piuttosto bene. Un ruolo fondamentale, nell’ascesa della Puglia vitivinicola, l’ha avuto il suo il vitigno principe: il Primitivo, presente nel territorio regionale con circa 4.500 ettari coltivati nell’areale di competenza della doc Primitivo di Manduria e circa 1.000 per la doc Primitivo Gioia del Colle.
Al Primitivo sono legate più o meno tutte le realtà pugliesi presenti nella top ten, in testa alla quale troviamo Latentia Winery di Laterza. “Nel nostro stabilimento in Puglia produciamo circa 10 milioni di bottiglie – spiega Marco Luccariello, direttore marketing del gruppo – destinate per il 90% all’export. La crescita del Primitivo è notevole, siamo passati da qualche centinaio di migliaia di bottiglie a qualche milione nel giro di pochi anni. La forza del Primitivo sta nel suo rapporto qualità-prezzo, poi è un vino che sa conquistare un pubblico ampio”.
Al secondo posto si piazza Cantine San Marzano, cooperativa fondata nel 1962 con 1.200 soci su circa 1.500 ettari e una produzione di 10 milioni di bottiglie. “Il Primitivo è diventato di fatto la nostra bandiera”, afferma il dg Mauro di Maggio. “Produciamo poco meno di un milione di bottiglie di Primitivo di Manduria doc vendute, come tutta la nostra produzione, al 70% in circa 80 Paesi del mondo e possiamo dire che è l’unica doc che continua a crescere secondo i trend pre-crisi pandemica: la richiesta non si è arrestata”.
Cantina Due Palme, cooperativa fondata dall’enologo Angelo Maci nel 1989, ha una base di mille soci su 2.500 ettari tra Brindisi, Taranto e Lecce, con una produzione di 17 milioni di bottiglie. “Eravamo fra i primi a esportare, e alcuni Paesi non volevano sentir parlare di Primitivo: c’era diffidenza nei confronti del Sud e anche delle cooperative. Ora esportiamo il 70% della produzione in 40 Paesi al mondo. Il Primitivo è il marcatore identitario della nostra regione”, spiega Assunta De Cillis, direttore generale della società.
Anche per Torrevento, azienda dell’Alta Murgia entrata a far parte di Prosit e portabandiera del Nero di Troia, il Primitivo sta avendo un peso incisivo nella crescita, come racconta Francesco Liantonio, amministratore dell’azienda fondata nel 1950 e nella quale opera dal 1989. “Da quest’anno abbiamo rilevato un polo produttivo nell’areale del Primitivo doc. Il Primitivo è diventato un riferimento in tutto il mondo, incontra il gusto del consumatore ed è ormai indispensabile nel catalogo di qualunque importatore. La crescita qualitativa, grazie anche al livello tecnico e agronomico raggiunto, è evidente e il mercato la riconosce. La richiesta è in incremento continuo e ci fa da apripista anche per gli altri vini del territorio”.
A chiudere la top five è un’azienda legata a doppio filo con il Primitivo di Manduria. Si tratta di Varvaglione 1921, che vanta 150 ettari di proprietà ed esporta in 70 Paesi del mondo. Marzia Varvaglione, responsabile marketing e quarta generazione aziendale, afferma: “È il nostro vitigno identificativo, ne produciamo tre milioni di bottiglie su quattro milioni totali. C’è un background territoriale unico e irripetibile dietro al nostro Primitivo. Non è solo un vino che garantisce un ottimo rapporto qualità-prezzo, è un insieme di emozioni che dal bicchiere portano in una terra accogliente di naturale bellezza”.
di Alessandra Piubello