Mentre il governo prepara un nuovo dpcm per prevenire il rischio di una terza ondata di contagio, con probabili ulteriori ripercussioni sulla ristorazione in vista di Natale e Capodanno, Federvini fa i conti sulle perdite previste, in ambito wine&spirits, per quello che viene definito come “l’anno peggiore di sempre per i vini e gli spiriti italiani”.
Lo studio commissionato dall’associazione confindustriale a TradeLab presenta cifre impietose. Per il mese appena concluso, si parla di un calo nel consumo fuori casa pari all’84% per i vini e al 91% per i superalcolici. A dicembre andrà ancora peggio: le stime sono di -87% per la prima categoria e del -93% per la seconda.
Il nuovo crollo si somma a quello già registrato durante l’anno, nonostante l’andamento a tratti entusiasmante dell’estate, quando nelle località turistiche (mare e montagna) e nelle città di provincia i consumi erano andati oltre le previsioni. Il vino potrebbe lasciare sul terreno quasi il 40% del valore, scendendo da 2,3 miliardi del 2019 a 1,4 miliardi del 2020. Ancora peggio per gli spiriti: il valore pari a circa 960 milioni dello scorso anno si dovrebbe attestare nel 2020 a poco oltre 540 milioni (-43%).
Sandro Boscaini, presidente di Federvini, invoca un ‘Piano Marshall’ per il settore. “Ci sono in gioco due interi settori produttivi che necessitano di essere rilanciati con politiche serie e di ampio respiro, partendo da una decisa sburocratizzazione amministrativa per poi pensare a investimenti strutturali massicci per la digitalizzazione e la promozione. Non è il momento di personalismi. Dobbiamo fare squadra, aziende e decisori politici, per salvare un intero comparto”.
Marco Ferrari, ceo di Gruppo Montenegro, parla di “danno sistemico, senza precedenti”, e invita il governo a “intervenire con urgenza e concretezza riducendo in modo significativo le accise ed eliminando inutili oneri amministrativi, tra i quali il contrassegno fiscale”.
Pietro Mastroberardino, a capo dell’azienda campana Mastroberardino, chiede due linee di intervento: una a breve termine, “in grado di sostenere le imprese nella contingenza più esplosiva della crisi”, e una di medio-lungo termine che sia in grado di gettare “le basi per il rilancio e il recupero di competitività della filiera. Un maggiore ascolto da parte delle Istituzioni è condizione essenziale per la tenuta di un comparto profondamente ramificato nella comunità nazionale, e nell’intero territorio del Paese”, afferma l’imprenditore vitivinicolo.