In Gran Bretagna, sua terra d’elezione, il distillato d’erbe ha fatto segnare il massimo storico dei consumi. Tendenza artigianale: in Italia ne esistono 136 e sono anche esportati.
Classico o sperimentale (ne esistono anche versioni beef o lobster-based), il gin sta vivendo un revival straordinario a partire dal Regno Unito dove, in controtendenza rispetto ad altri spirits, ha registrato nel 2017 il record dei consumi, con oltre 51 milioni di bottiglie vendute per un giro d’affari di 1,4 miliardi di sterline. È un incremento pari al 27% in volumi, 9,5 milioni di bottiglie in più rispetto al 2016. In sostanza, è come se ogni abitante adulto del Regno Unito ne avesse comprata una, complice anche il suo essere un regalo ideale soprattutto a Natale: nelle ultime 12 settimane dell’anno, fino al 30 dicembre scorso, l’impennata è stata del +38% a valore e del 28% in quantità. Il boom è accompagnato dalla nascita di 49 nuove distillerie, portando il totale nazionale a 315 imprese attive con una crescita del 127% nell’ultimo quinquennio. Anche brand storici come Hayman hanno ripreso a investire: è di inizio marzo la nuova apertura a Balham, a quattro miglia dal luogo in cui la famiglia aprì la prima distilleria nel 1863. Questi risultati, a livello britannico, hanno generato per la prima volta un gettito d’imposta, per le casse di Sua Maestà, superiore a quello prodotto dalla birra. E il trend, come accade proprio per la birra, è artigianale.
BEVANDE CREATIVE
I dati sono stati elaborati dalla Wine and Spirit Trade Association e divulgati alla vigilia dell’edizione 2018 di ProWein, dove per la prima volta è stata allestita un’area speciale, “same but different”, dedicata al tema Craft Spirits, Craft Beer & Cider, con oltre 70 espositori provenienti da 15 Paesi. “Queste bevande creative svolgono un ruolo sempre più importante nei bar urbani, nella gastronomia di tendenza e nel commercio specializzato, includendo sempre più nuovi gruppi di acquirenti non solamente in Germania ma anche in campo internazionale”, dichiara Marius Berlemann, global head wine & spirits e direttore di ProWein. “Era naturale riprendere questo argomento in fiera e prepararle un grande palcoscenico. Non ci saremmo mai aspettati una risonanza così positiva”, prosegue Berlemann. Anche la mappa dei consumi mondiali di bevande alcoliche tracciata dalla IWSR (International Wine & Spirits Research) conferma la corsa del gin che sul piano internazionale guadagna un +3,7 %, uno dei balzi più significativi assieme a quelli di tequila e whisky. E attrae l’attenzione di investitori ad alto tasso mediatico. Ryan Reynolds, inserito nella lista Forbes dei 15 attori più pagati al mondo con 21,7 milioni di dollari ante imposte, ha acquisito una quota consistente delle azioni di Aviation Gin, piccola distilleria con una produzione attorno alle 18 mila casse nel 2017.
DISTILLATO POLIEDRICO
“Oggi in Italia ci sono 136 gin diversi, quasi tutti nati negli ultimi quattro, cinque anni. Sono censiti dalla Ginclopedia, un’opera collettiva sul sito ginitaly.it”, racconta in un incontro a Prowein Federico Cremasco, barman di lungo corso che nel 2015 ha combinato questa sua expertise e quella di aromatiere per creare Fred Jerbis – jerbis in friulano significa erbe – brand 100% made in Friuli che, utilizzando piante autoctone, produce in quantità limitate gin, ma anche vermut e bitter. “Esportiamo in Australia e in gran parte dell’Europa. L’Italia ha per ora un’incidenza del 50% sul nostro volume d’affari totale. Il gin? “Rappresenta il 40% del nostro prodotto complessivo”. E prosegue: “È un distillato particolarmente poliedrico, personalizzabile, e il suo successo attuale, che oggi raggiunge livelli straordinari dopo un inizio in sordina tra il 2013 e il 2014, è dato proprio da questa sua flessibilità”. “Ci viene chiesto spesso quale sia la formula magica alla base della crescita delle vendite di gin” aggiunge Miles Beale, CEO della Wine and Spirit Trade Association. “È una combinazione unica di un prodotto britannico di qualità intriso di storia e combinato con la sapiente innovazione dei distillatori, che producono una vasta gamma di gin per soddisfare le richieste sempre più sofisticate dei consumatori. La versatilità del gin con il suo uso diversificato di prodotti botanici significa che ora c’è, idealmente, un gin per tutti!”
di Isella Marzocchi