“Chiuderemo l’anno avendo lavorato 3 mesi su 12”. Paolo Capurro, presidente di Anbc (Associazione nazionale banqueting e catering) e imprenditore del comparto con Capurro Ricevimenti a Genova, chiede ristori per le aziende di uno dei settori più colpiti dalla crisi. Perché, nell’impossibilità di organizzare eventi, le società specializzate hanno smesso di lavorare. E il conto si fa sempre più salato. Soltanto a dicembre, mese da cui generalmente dipende il 18% del fatturato annuo del mondo catering e banqueting, sono venuti a mancare 450 milioni di incassi.
“Urge un sostegno maggiore da parte delle Istituzioni o il settore non potrà sopravvivere”, ribadisce Capurro. “Ci siamo impegnati a fare il massimo per offrire un servizio in totale sicurezza, adottando protocolli ancora più rigidi di quelli previsti dalla legge stessa, eppure dall’inizio della pandemia siamo riusciti a riprendere l’attività solo a settembre, e comunque lavorando a regimi più che ridotti con perdite del 70%. Dopo settembre ancora uno stop”.
La richiesta dello stato di crisi, già lanciata dall’associazione costituita in seno a Confcommercio, è rimasta finora inascoltata. Nel catering e banqueting operano, secondo le stime di Anbc, 1.400 imprese per 135mila addetti, con un fatturato stimato di 2,5 miliardi di euro.
I ristori che reclama Capurro devono coprire tutto il periodo della crisi, da marzo a dicembre, e non il solo mese di aprile. Inoltre il presidente dell’associazione richiede il prolungamento della cassa integrazione per tutto il 2021, al pari dell’estensione del credito d’imposta sugli affitti, e finanziamenti garantiti presso le banche con rientro in 20 anni. “Aspettiamo un segnale d’attenzione che finora non c’è stato, sperando che non sia troppo tardi”, conclude.