Nel 2018, le vendite dei prodotti bio in Italia hanno raggiunto i 3,56 miliardi a livello di sell out, e la grandi distribuzione organizzata fa la parte del leone con 1,6 miliardi. La crescita è ben più elevata rispetto alla media, avendo raggiunto il +8% nell’ultimo anno, ma la sua incidenza è ancora piuttosto modesta: si parla del 3,5% sui consumi totali.
La sfida del passaggio dei prodotti da agricoltura biologica da nicchia a fenomeno sociale e culturale, in linea con i tempi e con la nuova sensibilità espressa soprattutto dai più giovani, è alla base dell’ingresso di Veronafiere in quest’ambito con B/Open, nuova manifestazione dedicata a bio foods & natural self-care con impostazione b2b, che debutterà nel 2020 con date già fissate dall’1 al 3 aprile. Esporranno solo produttori e trasformatori del settore, mentre il target dei visitatori comprende gli operatori italiani ed esteri della gdo, l’horeca, i negozi specializzati e tutto il mondo professionale del self-care (erboristerie, profumerie, farmacie, parafarmacie, industria farmaceutica, cliniche mediche e medici).
“Il progetto – ha affermato il direttore commerciale di Veronafiere, Flavio Innocenzi, durante la presentazione di B/Open a Milano – nasce dall’expertise di Veronafiere nel wine&food e dalla richiesta di mercato, perché in Italia mancava un’iniziativa del bio dedicata esclusivamente ai professionisti. Parliamo di un settore che ha visto decuplicare in vent’anni il numero dei produttori coinvolti e il cui fatturato è cresciuto in maniera ancora più importante, da 16 a 92 miliardi di euro”.
La presentazione milanese è stata l’occasione per un tavolo di confronto tra operatori specializzati e grande distribuzione a cui hanno partecipato esponenti di Coop, EcorNaturaSì, Terra e Sole, Unes, Il Viaggiator Goloso, La Finestra sul Cielo, Carrefour. Il confronto ha evidenziato da un lato la volontà della gdo di sostenere le vendite di prodotti bio, talvolta anche implementando la scontistica applicata, e dall’altro la difesa del ‘vero bio’ dai rischi provenienti da pratiche scorrette e illegali.
Intanto i dati internazionali diffusi dal Fibl (istituto di ricerca tedesco dell’agricoltura biologica) e relativi al 2017, certificano il predominio a livello produttivo da parte di Australia ed Europa, che coprono il 74% dell’estensione mondiale delle coltivazioni biologiche, e quello degli Stati Uniti come mercato di consumo, per un giro d’affari equivalente a 40 miliardi di euro, seguiti da Germania (10 miliardi di euro) e Francia (7,9 miliardi di euro). Le prime tre nazioni per spesa pro capite annua in alimenti biologici si trovano invece in Europa e sono Svizzera (288 euro), Danimarca (278 euro) e Svezia (237 euro). In Italia, il settore biologico copre il 15% della superficie agricola nazionale (circa 2 milioni di ettari), dà lavoro a 76mila aziende, sviluppa un fatturato di 3,6 miliardi di euro con una previsione di crescita a 4 miliardi a consuntivo 2018. Le esportazioni del bio italiano ammontano a 2 miliardi di euro.