Prosegue la crisi del settore vinicolo in Francia. Nei giorni scorsi, circa 500 viticoltori francesi dell’Aude e dei Pirenei orientali hanno fermato camion e cisterne provenienti dalla Spagna, bloccando il passaggio di frontiera a La Perthus, per manifestare contro le importazioni di vino spagnolo. I protestanti hanno distrutto bottiglie di vino e rovesciato a terra il vino sfuso diretto in Francia per contestare l’importazione di vino straniero a basso prezzo che viene poi rivenduto, nella categoria vino da tavola, a prezzi più competitivi rispetto quelli locali.
Quanto accaduto riaccende i riflettori sulla crisi che attanaglia la Francia già da alcuni mesi. Complice il calo della domanda e l’inflazione, le giacenze in cantina sono incrementate vertiginosamente, soprattutto nelle regioni di Bordeaux e Languedoc. Lo scorso agosto, pertanto, il governo francese ha portato a 200 milioni di euro il fondo europeo per la distruzione del vino in eccesso, inizialmente pari a 160 milioni. Quando si parla di distruzione del vino si intende l’applicazione della ‘distillazione di crisi’, processo che estrae l’alcol dal vino per poi destinarlo ad altri usi, per esempio per fare disinfettanti. Secondo i dati, il surplus produttivo di quest’anno, caratterizzato da una vendemmia molto ricca, sarebbe pari a 3 milioni di ettolitri, equivalenti al 7% della produzione 2021.
La Francia, con 18 milioni di ettolitri di vino prodotti ogni anno, si trova sul secondo posto del podio della produzione di vino nel mondo, preceduta dall’Italia, che domina la classifica con 21 milioni, e seguita dalla Spagna, con 14 milioni. E ne consuma altrettanti, occupando il secondo posto al mondo, dopo gli Usa, per consumo di vino con 25,3 milioni di ettolitri nel 2022.