L’ingresso di Made in Italy Fund (promosso da Quadrivio e da Pambianco) nella holding Prosit è funzionale alla creazione di un polo del vino di fascia premium, che può già contare sull’adesione di due cantine operanti in altrettante regioni strategiche come Veneto e Puglia: si tratta di Torrevento e di Collalbrigo. E sono al vaglio altre due operazioni, la cui conclusione è prevista entro il primo semestre 2020. Si punta a un giro d’affari di 100 milioni di euro e a entrare in altre tre regioni, le più interessanti in chiave export assieme alle due già presidiate: si tratta di Piemonte, Toscana e Sicilia. Sergio Dagnino, fondatore e amministratore delegato di Prosit, ha spiegato i suoi piani in anteprima a Pambianco Magazine Wine&Food, in un’intervista che sarà pubblicata sul numero in distribuzione a partire da Merano WineFestival. “Il nostro obiettivo – sostiene Dagnino – è valorizzare i marchi di aziende familiari, con elevato potenziale, affiancando l’imprenditore ed apportando all’interno delle aziende partner le necessarie risorse finanziarie e manageriali grazie ad una squadra di professionisti con esperienza pluridecennale nel vino e sui mercati internazionali”.
Quand’è nata questa iniziativa?
La fondazione di Prosit risale al giugno 2018. Da allora abbiamo sondato il mercato e cercato le aziende più adatte per realizzare quanto ci siamo proposti. Le abbiamo trovate in Torrevento e in Collalbrigo, che si trovano nei territori da noi considerati come strategici per l’apprezzamento che i vini qui prodotti ottengono a livello internazionale. Puglia e Veneto sono, assieme a Toscana, Piemonte e Sicilia, le nostre regioni di riferimento anche in prospettiva di ulteriori accordi futuri. È stato importante trovare anche un fondo specializzato nel made in Italy di fascia premium, guidato da Walter Ricciotti, che condividesse le linee guida del progetto.
Che tipo di accordo avete raggiunto con le aziende partner?
Entriamo nel capitale delle cantine, lasciando la gestione agli attuali imprenditori e assicurando il supporto finanziario e commerciale, consentendo a loro di concentrarsi sul wine making, sul marketing e ovviamente sull’attività di brand ambassador. I vigneti rimangono di proprietà delle famiglie che continuano a gestirli per cedere il 100% delle uve alla cantina in partnership. Oggi l’imprenditore vitivinicolo è preso da mille attività e rischia di defocalizzarsi per riuscire ad affrontarle tutte. E qui entriamo in gioco noi, come holding e come team di supporto, aiutando le cantine a cogliere le opportunità e supportandole nello sviluppo distributivo grazie alla massa critica e alle sinergie di portafoglio.
Perché avete iniziato con Torrevento?
Si tratta dell’azienda modello per la filosofia di Prosit di cui Francesco Liantonio, imprenditore di grande visione, è uno dei promotori. Torrevento è una realtà pluripremiata situata in Puglia, nella riserva naturale di Castel Del Monte, già affermata all’estero e con ottime possibilità di ulteriore sviluppo. L’accordo prevede uno scambio di partecipazioni con la famiglia Liantonio che entra in Prosit, che a sua volta rileva il 51% del capitale lasciando alla famiglia, rappresentata dal presidente Francesco Liantonio, il restante 49% e la gestione. Questo riteniamo sia il modello che consente di consolidare le partnership create, fermo restando che l’ingresso in Prosit da parte degli imprenditori è una facoltà e non certo un obbligo.
Qual è il business plan di Torrevento?
Partiamo da circa 12 milioni di ricavi nel 2018, per l’80% derivanti dall’export. La prima cosa che facciamo con un imprenditore che condivide la vision e la mission di Prosit è quella di condividere un business plan a cinque anni, basato su obiettivi coerenti con la storia del marchio aziendale, che sono fissati e possono essere centrati attraverso il nostro supporto: Prosit è un progetto industriale e non finanziario. Nel caso di Torrevento, puntiamo al raddoppio del fatturato nel periodo considerato e questo risultato è raggiungibile attraverso l’ingresso in nuovi mercati. Oggi l’azienda è ottimamente inserita in Germania, ma ci sono tante altre nazioni dove i suoi vini possono ottenere apprezzamento e successo.
E Collalbrigo?
Lo schema è identico a quello applicato per Torrevento: ingresso al 51% nel capitale della società, tenendo fuori la parte fondiaria. Collalbrigo Grandi Vini è una realtà più piccola, situata all’inizio della strada del vino di Conegliano; con un giro d’affari di 2,5 milioni di euro, presenta eccellenti prospettive di crescita in virtù della sua vocazione all’export in mercati quali Stati Uniti e Gran Bretagna. Inoltre, è partner del gruppo Cipriani a cui fornisce il Prosecco. La gestione, anche in questo caso, continuerà a essere esercitata dall’imprenditore, Francesco Cosulich. Si punta, come per Torrevento, a un raddoppio del giro d’affari nel periodo 2019-24.
Si tratta di investimenti a scadenza o a lungo termine?
Questo aspetto è importante. I tempi della viticoltura non sono i tempi della finanza. Made in Italy Fund ha programmato una “permanenza” nel progetto di 6 anni ma visto che il fondo entra nel capitale di Prosit, assieme ai promotori e agli imprenditori, posso assicurare che l’uscita di un investitore e l’ingresso di nuovi sostenitori finanziari, anche in aggiunta durante la permanenza del fondo, non creeranno alcun contraccolpo sulle cantine che hanno aderito al progetto. Così, oltre a fare da holding operativa e strategica, la nostra società farà anche da ammortizzatore rispetto all’eventuale turnover degli investitori.
Punterete ad ulteriori aperture di capitale o alla Borsa?
Nulla è pregiudizialmente precluso. Faremo tutto ciò che ci permetterà di crescere e di ottenere l’obiettivo alla base della nascita di Prosit: la valorizzazione dei marchi aziendali, raggiungendo possibilmente una massa critica intorno ai 100 milioni di fatturato.
Tra gli obiettivi compare l’allargamento della squadra, con l’ingresso di altre aziende. Quando sarà concretizzato?
Stiamo valutando altri dossier. In particolare, ci stiamo confrontando con due belle aziende, storiche, che operano in altre regioni e il cui accordo spero possa essere annunciato entro il primo semestre 2020.