Le società di ristorazione hanno archiviato un anno importante per fatturati e nuove aperture. E gli investitori? Sono cauti, un po’ per i costi di acquisizione e un po’ per necessità di chiarezza politica. A spaventare è soprattutto il disegno sulle chiusure domenicali, che ha bloccato trattative ben avviate.
di Gabriele Perrone
Dopo un 2018 ricco di operazioni di m&a e private equity, il 2019 è iniziato all’insegna della cautela per il settore della ristorazione. Il raffreddamento di interesse da parte degli investitori nei confronti dei format è probabilmente dovuto a un momentaneo consolidamento rispetto quanto avvenuto nell’anno precedente. Quanto sarà lungo questo periodo di stallo non è dato sapere, ma è evidente che i fondi abbiano iniziato il 2019 con un atteggiamento più prudente, forse anche a causa dell’incertezza economica dell’Italia e delle misure del governo. In questo senso, la proposta di legge sulle chiusure domenicali degli esercizi commerciali rappresenta un ulteriore fattore di rischio, almeno per il mass market. Per i format di fascia premium, invece, sembra profilarsi un periodo di status quo durante il quale gli investitori tireranno le somme di quanto avvenuto finora sul mercato per poi decidere le prossime ‘prede’. Il tutto avviene in un contesto premiante per i maggiori format e per le società specializzate nella ristorazione replicabile.
DOSSIER IN STAND BY
L’acquisizione di Temakinho a fine ottobre 2018 da parte di Cigierre-Compagnia generale di Ristorazione (proprietaria tra gli altri di Old Wild West, con ricavi totali per 482 milioni) è stata l’ultima operazione di rilievo legata alla ristorazione. Da allora, nel nostro Paese, non è quasi più accaduto nulla, nonostante il crescente interesse degli italiani per il consumo di pasti fuori casa che stimola la replicabilità di diversi format. Proprio Cigierre era al centro di un passaggio di mano da Bc Partners a nuovi potenziali acquirenti (si parlava di Permira e Onex Capital) ma l’operazione è stata sospesa, per ora, anche in relazione al rischio di chiusura alla domenica (il giorno di massima affluenza) dei centri commerciali, dove i brand Cigierre sono particolarmente inseriti. Le operazioni più attese erano quelle legate a format come Obicà, Panino Giusto e Cioccolatitaliani tra i big, con possibili movimenti previsti per brand come Pandenus, That’s Vapore, Pizzium, Quore Italiano e altri. Non sono un mistero, infatti, le trattative legate a Panino Giusto, orientato alla vendita a family office e partner industriali per ‘festeggiare’ i 40 anni del brand. “Definiremo l’operazione entro l’anno”, svela a Pambianco Wine&Food l’AD Antonio Civita, che ha archiviato il 2018 a 31 milioni di euro, sulla scia degli anni precedenti. Discorso simile per il mozzarella bar Obicà, con il CEO Davide Di Lorenzo vicino al cambio di fondo (è sempre più probabile l’uscita di Neo Investment Partners, che però non si è ancora concretizzata). Il fatturato in crescita costante, a 40 milioni nel 2018, dovrebbe convincere gli investitori a fare la mossa decisiva. Resta caldo anche il dossier Cioccolatitaliani, catena guidata da Vincenzo Ferrieri in espansione tra Est Europa e Medio Oriente, che sembrava destinata a un gruppo del caffè ma poi l’intesa non è stata raggiunta e ora l’azienda si guarda attorno, forte di un giro d’affari in aumento a 27 milioni nel 2018. Uno dei pochi sussulti concreti è arrivato finora da un format più piccolo, Miscusi, con il round di investimento di 5 milioni di euro nel ristorante che punta sulla pasta da parte di Milano Investment Partners, sgr partecipata da Angel Capital Management di Angelo Moratti. Nel vuoto degli investimenti in ristorazione, fa eccezione Permira che però ha acquisito un gruppo specializzato nel sushi, Hana Group, e diffuso a livello internazionale, quindi in un ambito estraneo agli eventuali provvedimenti del governo sulle chiusure domenicali. Per il resto, al momento regna un certo silenzio, ma probabilmente è solo questione di tempo.
DOMENICA A RISCHIO
In ambito commerciale, un’operazione che risale a fine 2017 e che ha segnato tutto il 2018 è stata quella del passaggio de La Piadineria da Idea Taste of Italy (il fondo di De Agostini per il settore agroalimentare) a Permira. “Possiamo dire che il 2018 è stato un anno di grande crescita e soddisfazione con 53 nuovi punti vendita, 79,9 milioni di fatturato consolidato (+40% rispetto all’anno precedente) e un ebitda di 23,5 milioni”, spiega a Pambianco Wine&Food Donato Romano, amministratore delegato del Gruppo La Piadineria. Nella strategia di crescita futura “proseguirà l’espansione della rete in tutti i canali tipici del comparto fast casual food – shopping mall, outlet e retail park, high street, traffic road, travel retail – consolidando in maniera pervasiva il mercato nazionale”. Per il 2019 sono infatti previste “almeno altre 50 aperture”. Avanzerà anche il progetto di internazionalizzazione “nel mercato francese, a Nizza, Marsiglia, Tolone e nell’area di Parigi, con l’obiettivo di 10-12 punti vendita aperti entro fine 2019”. Quanto al rischio delle chiusure domenicali, Romano si dice “assolutamente contrario a questo provvedimento, che oltre a impattare negativamente sul nostro fatturato metterebbe a repentaglio molti posti di lavoro”. Sulla stessa linea è Cristian Biasoni, amministratore delegato di Chef Express (gruppo Cremonini): “La proposta di legge, così come è stata formulata, avrà effetti sicuramente deleteri sul nostro giro d’affari e metterà in crisi molti centri commerciali, creando un problema occupazionale di notevole rilevanza, soprattutto per le donne. Mi sembra però che i promotori stiano accettando un confronto con gli operatori del settore e spero si raggiunga un compromesso equilibrato”. L’azienda si consola con numeri in aumento: “Al momento non abbiamo ancora chiuso ufficialmente il bilancio 2018, ma posso dire che stimiamo di superare i 620 milioni di euro, rispetto ai 573 milioni dello scorso anno. Di questa cifra, circa 344 milioni si riferiscono al settore delle concessioni (ristorazione negli aeroporti, autostrade e stazioni ferroviarie)”. Biasoni illustra quindi la strategia futura della società appartenente al gruppo Cremonini: “Innanzitutto cerchiamo di cogliere nuove opportunità per crescere, come la prossima gara per la ristorazione a bordo di Trenitalia, che verrà bandita nei prossimi mesi. Dal punto di vista della crescita organica puntiamo all’ampliamento del portafoglio di brand e del conseguente aumento di presenza nei vari canali. In Italia abbiamo margini di crescita importante negli aeroporti e nelle aree autostradali. Questo richiede un costante sviluppo di nuovi format o un aggiornamento di quelli storici, per rispondere sempre meglio alle esigenze delle società concessionarie”. Inoltre Chef Express guarda all’estero: “Siamo interessati a svilupparci nel mercato aeroportuale in Europa”. Per quanto riguarda la crescita per linee esterne, “abbiamo appena acquisito una catena inglese, Bagel Nash, che integreremo con i nostri punti vendita Bagel Factory: con 22 locali, abbiamo raddoppiato la nostra presenza nelle stazioni a Londra e in altre città e stiamo avviando contatti con diversi aeroporti in Germania e UK”. Biasoni valuta il mercato della ristorazione italiano come “uno dei pochi settori in crescita nella nostra economia: i recenti dati Istat sul commercio relativi a gennaio certificano una crescita del comparto alimentare del 2,3%. Inoltre aumenta anche il turismo: nel 2017, secondo l’Enit, in Italia ci sono stati 208,5 milioni di turisti ospitati nelle strutture ricettive (+1,8% rispetto all’anno prima). Questo dato risulta evidente anche dall’aumento dei viaggiatori negli aeroporti, che segnano il +5,9%. Dai nostri dati registriamo anche un aumento dei flussi in autostrada e nelle stazioni. Ritengo pertanto che il mercato interno possa offrire ancora molte opportunità di crescita”.
VA LA PIZZA
Intanto mette le ali alla propria crescita il gruppo Spontini, guidato da Massimo Innocenti, che punta all’estero, mentre in Italia l’azienda aprirà nuove pizzerie al trancio in centri commerciali e punti vendita nel canale travel. Spontini ha chiuso il 2018 a 27 milioni di euro (in aumento a due cifre, +15% rispetto ai 23,5 milioni del 2017). L’ultima apertura ha riguardato il Kuwait, nel secondo centro commerciale più grande di tutto il Middle East, The Avenue Mall, la prima di almeno 34 aperture programmate dall’accordo con Alshaya Group. Il piano delle prossime aperture riguarda l’estero, con particolare intensità per Russia, Turchia, Medio Oriente e Giappone. “Nel 2018 siamo sbarcati in Kuwait, avamposto di una futura espansione in tutta l’area, spingendo sull’internazionalizzazione del marchio che fino a oggi poteva contare solo sul Giappone”, racconta Innocenti. In Italia il piano di Spontini si basa su tre tipi di location: centri storici, centri commerciali e travel retail, “soprattutto all’interno di stazioni e aeroporti, che avranno sempre più un ruolo preponderante nelle scelte di nuove aperture”. Sempre nel mondo della pizza (stavolta napoletana) Rossopomodoro del Gruppo Sebeto, recentemente acquisito dal fondo Op Capita, ha dato il via a una nuova fase, caratterizzata dal concept ‘Rossopomodoro come un giorno a Napoli’. Roberto Colombo, amministratore delegato del gruppo nominato con l’ingresso di Op Capita, ha tracciato la nuova linea: “Arriveremo a 20-25 inaugurazioni del nuovo concept entro giugno e tutte le nuove aperture saranno effettuate con questo layout”. La crescita di Rossopomodoro nel 2018 è stata del +15% considerando anche le nuove aperture, partendo da una base di circa 80 milioni per il brand e di 140 milioni a livello consolidato (gruppo Sebeto). Chi sta potenziando l’offerta nei canali aeroportuale e ferroviario è il gruppo francese Lagardère che, attraverso la business unit del food service appartenente a Lagardère Travel Retail, sta sperimentando nuovi format proprio a partire dall’Italia. Qui il secondo gruppo mondiale del travel retail ha ottenuto la gestione aeroportuale in esclusiva nella ristorazione con Save per gli scali di Venezia, Treviso e Verona, quattro locali all’interno del nuovo terminal E di Roma Fiumicino e poi è entrato a Bari, Palermo e in altri aeroporti, in attesa di tentare l’ingresso a Milano con il rinnovo in vista delle concessioni di Sea. E proprio a Roma e a Venezia sono stati sperimentati i format considerati strategici per lo sviluppo: da Emporio del Grano (pasta e pizza fatte al momento con cucina a vista), che dopo quello di Venezia Marco Polo aprirà il secondo locale allo scalo di Treviso entro giugno, al format healthy Natoo che oggi è presente a Venezia, Roma Termini, Roma Fiumicino, Padova e che a breve inaugurerà il quinto store a Cagliari. Per poi continuare con Beer Code, basato su carne gourmet e birra artigianale, con il format bakery di R&M e con le caffetterie dallo stile internazionale C. Coffee Lovers.
INVESTIMENTI NEL PREMIUM
Passando alle operazioni più importanti tra i format di fascia alta, a ottobre 2018 Enrico Buonocore ha ceduto ad Archive, controllata al 100% da Ruffini Partecipazioni Holding, il 40% di Langosteria Holding (ricavi in crescita a 20 milioni nel 2018). L’accordo porta la società della famiglia Ruffini, proprietaria di Moncler, a entrare come socio di minoranza nella holding a cui fanno capo i ristoranti milanesi Langosteria, Langosteria Bistrot, Langosteria Café Milano e lo stagionale Langosteria Paraggi. “Questo nuovo assetto societario è strategico per lo sviluppo internazionale del brand, con un programma graduale di aperture in selezionate città estere”, ha dichiarato Buonocore. “Abbiamo trovato in Archive un partner ideale per comunione di intenti, valori e visione imprenditoriale”. A luglio 2018 Panini Durini è stata invece acquisita da un club deal di investitori privati. La catena milanese fondata da Stefano Saturnino è passata di mano in seguito a un’operazione condotta da Astraco, società di advisory indipendente. Dopo aver chiuso il 2018 con un giro d’affari stimato oltre i 10 milioni di euro contro i 9,5 del 2017, Domenico Mazzeo, AD di Panini Durini, prevede oltre 10 aperture di punti vendita in Italia per l’anno in corso, per un totale di 20-25 inaugurazioni nei prossimi tre anni con una focalizzazione sul Nord Italia a partire da Pavia e Bergamo. Nel 2020 invece Panini Durini punterà all’estero: “Sarà l’anno del grande salto. Il modello di business è in costante evoluzione e gli obiettivi a medio e lungo termine sono l’espansione nel nord Italia ricercando un posizionamento centrale e strategico nelle città con maggiore affluenza e vicino alle principali università”, racconta Mazzeo. “La strategia prevede anche un posizionamento nei canali travel e un focus su un nuovo ramo di business del mondo retail: il travel retail attraverso il concept Grab&Go”. Si punterà quindi ancora di più sull’asporto, per un consumo sempre più easy e veloce. Saturnino nel frattempo si è concentrato sulla pizza napoletana e sta accelerando il numero di aperture a marchio Pizzium. A proposito di pizza, si moltiplicano le catene italiane di successo che puntano sulla qualità e la ricerca del prodotto: un trend destinato a influenzare le prossime operazioni di mercato. In quest’ambito accelera il percorso di crescita di Foodation, holding di catene di ristorazione fast&casual nei settori della pizza con il brand Briscola–Pizza Society, del kebab gastronomico attraverso Mariù e dell’hamburger con Polpa–Burger Trattoria. Dopo l’investimento da parte di Francesco Trapani, ex ceo di Bulgari e manager di Lvmh, ex presidente esecutivo di Clessidra e attuale azionista di Tiffany e Tages Holding, che a luglio 2017 ha rilevato il 53% della società attraverso la sua Argenta holding, l’azienda fondata nel 2013 da Riccardo Cortese e Federico Pinna sta sviluppando il marchio Briscola portandolo in “posizioni premium” in vie ad elevato passaggio di Milano e Londra. Intanto proseguono la loro crescita format come Signorvino e Zushi: l’enoteca-ristorante del gruppo Calzedonia consolida i conti e archivia il 2018 con più di 31 milioni di euro (contro i 30 milioni incassati nell’esercizio precedente che era stato caratterizzato da un balzo del 30%) e con nuove aperture in Italia e l’intenzione di espandersi presto all’estero. Sale invece a 29 milioni (dai 25 precedenti) il fatturato della catena di ristoranti giapponesi acquisita nel 2017 da Investinfood, club di investitori costituito da Paolo Colonna e Valeria Lattuada.
DALLA RISTORAZIONE AL CIBO
In questo contesto, l’attenzione degli investitori (non solo i fondi ma anche i gruppi industriali) sembra essersi spostata più recentemente dalla ristorazione al cibo, cioè alle aziende agroalimentari. Ne sono prova l’acquisizione da parte della valtellinese Pini del prosciutto Ferrarini (salvato da una crisi finanziaria frutto di investimenti in titoli della Banca Popolare di Vicenza), oppure il ritorno a una proprietà italiana di Gariboldi, storico marchio del riso della Lomellina, acquisito da Curtiriso, terzo player mondiale del settore dopo la spagnola Ebro (proprietaria di Riso Scotti) e l’italiana Riso Gallo. Quanto ai fondi, un’operazione è stata messa a segno da Alto Partners, che ha comprato il 95% di Bia, azienda ferrarese leader mondiale nella produzione di cous cous bio, pagandola circa 20 milioni, pari a 9 volte l’ebitda del 2018. Particolarmente attivo, nella prima parte del 2019, è stato anche Investindustrial, che nell’arco di due settimane ha annunciato prima l’acquisizione dell’azienda spagnola Natra (cioccolato) e poi di Italcanditi. Anche Carlyle ha continuato a operare, a livello internazionale, nel mondo della birra, comprandosi la giapponese Orion.