Il 2014 “en primeur” per i grandi vini rossi in Asia pare sia stato un successo, grazie anche all’euro debole. Lo afferma la rivista specializzata britannica The drink business che ha condotto un’inchiesta tra alcuni dei principali commercianti sulla piazza di Hong Kong, riscontrando che molti consumatori asiatici stanno modificando le modalità di acquisto dei vini, abbandonando le logiche di investimento per puntare soprattutto a soddisfare le proprie preferenze di gusto. Eric Desgouttes, general manager della società Kerry Wines per Hong Kong e China, ha affermato: “Il prezzo quest’anno è stato favorevole e ovviamente la svalutazione dell’euro ci ha offerto un grosso aiuto. Abbiamo iniziato a osservare tra i clienti più investimenti legati al consumo personale, il che significa una maggior selezione e focalizzazione”. Questa visione è condivisa da Jonathan Mather di Asc Fine Wines, che parla di un mercato più bilanciato: “C’è una maggiore enfasi sui consumi personali, e i clienti finali cinesi sono maturati in fretta. C’è ancora l’orientamento ad acquistare i grandi nomi del vino, ma meno di un tempo”. Desgouttes osserva: “Nel 2010 i clienti acquistavamo una quindicina di brand fissi, ora si soffermano su 3-5 nomi chiave come Mouton, Lafite e Petrus, cui danno fiducia, per poi sceglierne altri di nuovi”. Mather intanto tende a escludere il rischio di un calo dei consumi: “In Cina ci sono 30 milioni di consumatori di vino e nella middle class emergente l’interesse verso il prodotto sta crescendo in maniera fenomenale. Il mercato è solido e ricco di opportunità per crescere”.