Riprendersi non sarà facile e non sarà veloce. L’emergenza sanitaria ha paralizzato turismo e ristorazione, due settori connessi e trainanti per l’economia italiana. Sono stati i primi a fermarsi e saranno tra gli ultimi a ripartire, perché prima occorrerà ristabilire un clima di fiducia degli stranieri verso il nostro Paese – per quanto la diffusione globale del contagio abbia appianato le differenze e reso meno “italiano” il problema agli occhi del mondo – e superare una prevedibile diffidenza generale verso gli spostamenti, i pernottamenti e le cene fuori casa. Questo numero di Pambianco Magazine Wine&Food avrebbe dovuto anticipare i contenuti di Vinitaly e Cibus, i due momenti fieristici più importanti per l’agroalimentare italiano: il primo è stato cancellato e per il secondo, se tutto andrà bene, se ne riparlerà a settembre. Al di là degli eventi, che saranno riproposti con forza nel 2021, preoccupa la tenuta del canale horeca e la sua capacità di assorbire il colpo, perché la flessione degli incassi sarà particolarmente alta, superiore alla media degli altri comparti del made in Italy. Il tutto all’interno di un sistema che, come sosteniamo da tempo, appare ancora troppo frammentato, formato da piccole realtà che non hanno le risorse indispensabili per investire, rinnovarsi e imporre il loro brand. Una parte degli operatori sarà probabilmente costretta a uscire dal mercato, che tornerà a crescere dal prossimo anno ma imporrà dimensioni diverse e il raggiungimento di una diversa maturità dei suoi operatori. A livello finanziario, le vendite da un fondo e l’altro subiranno uno stop inevitabile, perché cedere oggi non conviene a nessuno, ma il turismo continuerà a essere nel target degli investitori internazionali e dei fondi, i quali nei prossimi mesi potrebbero concludere ottimi affari nelle acquisizioni di piccole realtà. Aspettiamoci, quindi, un grado più elevato di concentrazione, ma anche un maggior peso del business online, uscito decisamente rafforzato da questo periodo così traumatico