“Eataly è poco più di una start up. Quest’anno cresceremo da 380 a 500 milioni di euro, ma possiamo sicuramente arrivare a 150 negozi e a un miliardo e mezzo di euro”. Andrea Guerra, presidente esecutivo della società fondata da Oscar Farinetti, è intervenuto al 22° Fashion & Luxury Summit organizzato da Pambianco a Milano. Intervistato da Enrico Mentana, l’ex amministratore delegato di Luxottica ha illustrato il percorso di crescita per il marchio di “altri cibi”, che sta avviando anche l’iter per la quotazione in Borsa.
Cosa sarà Eataly tra cinque anni? Guerra ha risposto: “Nel mondo ci sono circa 170 capitali e noi pensiamo di poter avere un negozio in ogni capitale. In Italia ormai siamo a posto, apriremo un altro negozio a Verona e poi basta. La crescita avverrà per il 90% all’estero”. L’ultima apertura estera è stata quella di Los Angeles, con un incredibile riscontro in termini di presenze e di code agli ingressi. “Negli Usa ormai fatturiamo più che in Italia”, ha ricordato Guerra. L’ultima apertura italiana invece è quella di Fico Eataly World, il parco tematico dell’agroalimentare a Bologna, di cui Guerra ha detto: “Si tratta di un investimento da oltre cento milioni di euro fatto da un gruppo di investitori privati in un luogo abbandonato, che abbiamo recuperato e rigenerato trasformandolo in soli quattro anni nel primo parco tematico mondiale del food, coinvolgendo più di cento imprenditori e mettendo l’enogastronomia italiana al centro del mondo. Ci sono momenti in cui, in Italia, le cose succedono davvero”.
Interrogato sulla possibilità che Eataly possa effettuare nuove acquisizioni di aziende, Guerra ha risposto: “È possibile che ce ne siano altre due o tre nei mondi giusti, ad esempio nei dolci o nelle conserve”.
Per quanto riguarda l’iter di avvicinamento alla quotazione in Borsa, la posizione del presidente di Eataly è stata chiara: “Non cambia nulla per noi. Gli impegni ce li prendiamo tutti i giorni, con i nostri clienti e con le cinquemila famiglie che lavorano con noi. L’argomento centrale è quello di esser credibili nel lungo periodo, non nell’arco di un trimestre”.