Protagonista a Milano Wine Week con Lam’oro, supertuscan che racconta l’oro del borgo diffuso della sua tenuta in Chianti Classico (Lamole di Lamole), Gruppo Santa Margherita non perde la voglia di guardarsi attorno per eventuali ulteriori acquisizioni che potrebbero non essere circoscritte all’Italia. Beniamino Garofalo, amministratore delegato del gruppo che ha chiuso il 2019 con un fatturato complessivo di 190 milioni di euro e una produzione di 23 milioni di bottiglie, racconta: “Abbiamo acquisito negli ultimi due anni Cantina Mesa e Cà Maiol e quindi vogliamo consolidare le posizioni in portfolio dei nuovi vini. Ma perché non sfruttare la particolare congiuntura economica per acquisire qualche cantina estera? Ci aiuterebbe a raggiungere anche il settore consumer statunitense”.
Il gruppo con sede a Fossalta di Portogruaro (Venezia) è particolarmente forte negli Usa, dove possiede una società di importazione e distribuzione che si è presa in carico, dall’anno scorso, anche i vini di Masi Agricola. “Dobbiamo trovare nuovi modi di raggiungere il lavoratore in smartworking, date le forti contrazioni nel settore ristorazione”, commenta Garofalo. “Nel mese di giugno in Italia c’è stata una ripresa a doppia cifra anche rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma si parla soprattutto delle aree fuori dai grandi centri urbani che soffrono la mancanza di uffici attivi e turisti. Allo stesso modo la City londinese è totalmente bloccata mentre il countryside sta performando molto bene, con un incredibile +90% e proprio la Gran Bretagna è un mercato di grandi potenzialità per il Gruppo, ma purtroppo è tutto in divenire, anche per la forte incognita Brexit. Negli Stati Uniti, Canada e Australia la ripresa è avvenuta a macchia di leopardo, impossibile tracciarne un profilo preciso”.
Tornando a Lam’oro, a Milano Wine Week è stato presentato il millesimo 2015, Toscana igt, blend di Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot in proporzioni simili, da un terreno definito “uno schiaffo alla logica” e che vuole rappresentare i pendii di Lamole, i vigneti d’altura, i calanchi che graffiano le colline, la luce del sole di Mezzogiorno che illumina questa vera e propria “terrazza” che domina il Chianti Classico, protetta a settentrione dal massiccio del monte San Michele. “Con l’ultima acquisizione di fine 2017 con altri 12 ettari di vigneti del cru Grospoli, con una potenzialità di 18 ettari totali, oggi boschivi, siamo i maggiori possidenti del territorio, con un totale di 40 ettari sul totale di 100”, precisa Garofalo. “Crediamo molto nelle potenzialità del territorio, abbiamo avviato le procedure per iscrivere il borgo di Lamole a i Luoghi del Fai, se non lo facciamo noi che siamo i maggiori esponenti del territorio come cantina, chi altri? E Lam’oro vuole essere un progetto valoriale e non volumetrico, finalizzato a un innalzamento del valore di Lamole, con una produzione di sole 5000 bottiglie; un vino con un grande potenziale di invecchiamento e una potenza che definirei michelangiolesca”.
Un bel traguardo per il gruppo che ha appena vinto il premio Cantina dell’anno dal Gambero Rosso. “Siamo orgogliosi di questo riconoscimento che arriva non solo per le grandi dimensioni del nostro gruppo, con 10 cantine in 10 zone vinicole italiane, ma soprattutto per la cura meticolosa che dalla vigna trasliamo nel portare la cultura del territorio nel mondo”
di Camilla Rocca