Bene la gdo, ma a Santa Margherita non basta. Il gruppo vinicolo che comprende dieci tenute in Italia e ha archiviato il 2019 con 189 milioni di ricavi (+6%) non dimentica l’horeca, canale strategico per il quale, come afferma il ceo Beniamino Garofalo in quest’intervista, sono in cantiere azioni mirate al massimo sostegno possibile, in un momento mai vissuto in precedenza per gravità e possibili conseguenze. Intanto il gruppo si impegna anche per il territorio dove ha sede, il Veneto orientale. Insieme alla capogruppo Zignago Holding (Marzotto), ha infatti donato un milione di euro all’ospedale di Portogruaro (Venezia), per la realizzazione di una recovery room destinata alla degenza post-operatoria.
Come si sta rivelando il canale della distribuzione moderna per i vostri vini?
Il mosaico enologico di Santa Margherita Gruppo Vinicolo vede la presenza tanto di brand che hanno una presenza storica nell’off-trade in Italia e all’estero quanto di brand che si rivolgono principalmente all’horeca e, in qualche caso, con un’attenzione maggiore al mercato domestico. Registriamo buone performance, nel canale off trade, soprattutto negli Stati Uniti, in Canada e Australia, con l’iconico Pinot Grigio di Santa Margherita.
E l’online?
In Italia cresce l’offerta digitale, che ci ha permesso di presentarci ai winelover con offerte mirate, facilitando loro lo scouting di etichette nuove ed intriganti, che piacciono al pubblico e che sicuramente fidelizzeranno la clientela anche per il lungo periodo. L’offerta digitale ha permesso al contempo di abbinare l’acquisto ad iniziative di charity di grande impatto, e con diversi brand abbiamo aderito a molte iniziative di questo tipo, impegnandoci a devolvere parte del ricavato dalle vendite a sostegno di enti impegnati in prima linea per fronteggiare l’emergenza sanitaria. È ancora presto però per tirare una riga e fare i conti. Bisogna sperare che il nostro amato consumo fuori casa torni quanto prima, perché il vino è soprattutto convivialità.
Che strategie state adottando per affrontare l’urto del blocco del fuori casa?
L’abbiamo detto in più occasioni e voglio ribadirlo anche ora: il nostro impegno è nel sostenere, con tutte le modalità possibili, il settore del fuori casa: per la forza economica ed il lavoro che esprime, ma soprattutto per le relazioni di lunghissima data che abbiamo con migliaia di ristoratori, sommelier e barman in Italia e nel mondo. Sono stati partner leali, hanno contribuito all’affermazione delle realtà di cui si compone il nostro Gruppo, ed oggi vogliamo aiutarli a superare questo frangente senza precedenti. Abbiamo scelto di continuare lungo il percorso delle relazioni, umane prima che professionali,che abbiamo instaurato con loro nel tempo: valutiamo insieme ad ogni partner le necessità e pianifichiamo con lui un piano a sostegno. Non crediamo ad una iniziativa standard, generica, uguale per tutti: la realtà del fuori casa prevede cluster e bacini di utenza troppo diversi fra loro. Confermo: i canali di comunicazione sono rimasti aperti, i nostri uffici sono a loro completa disposizione.
Che scenari si aprono per l’horeca nel momento della riapertura?
Chi lo sa ha vinto un terno al lotto… Ci sono troppe variabili in gioco: cosa suggerirà il team di esperti guidati da Colao, cosa decideranno Governo e Regioni, quali misure di distanziamento sociale verranno adottate nella fase due e, soprattutto, quando questa inizierà. Un dato positivo viene dalla ricerca di Nomisma che registra la “voglia” degli italiani di tornare a rivivere i propri spazi e le proprie abitudini, quindi tornare al ristorante e al rito dell’aperitivo. Il vino è convivialità, dopo tutto. È evidente che l’horeca dovrà cambiare nel breve/medio periodo, dovrà riprogettarsi, dovrà pensare ad eventi diversi, probabilmente con meno persone (anche nel banqueting) da servire in una singola occasione. Dovrà strutturare un servizio delivery che non si fermi all’indispensabile, ma che sappia proporre esperienze sensoriali “vere”, dove il vino resterà comunque una componente d’obbligo. Delivery e corsi di cucina o di degustazione per nuclei più ristretti di persone. Insomma, c’è molto da fare e da reinventare e non dobbiamo cedere al pessimismo, anzi. Però c’è un messaggio che voglio lanciare ai nostri partner dell’horeca: noi di Santa Margherita Gruppo Vinicolo in questo percorso ci saremo e li sosterremo.
In che modo?
Come in passato, organizzeremo con loro i nostri futuri eventi di comunicazione, useremo le loro strutture, spingeremo sulla relazione fra cucina d’autore e vino di qualità, adotteremo una narrazione che li coinvolga, non li escluda mai. Noi per primi investiremo su di loro.
Come vi siete organizzati per l’online?
Il canale online si è rivelato ideale per aumentare la notorietà di brand e di etichette a volte poco conosciute. È un volano utile per i grandi player, più consolidati e conosciuti, ma anche per tante piccole realtà commerciali, come gli importatori specializzati che operano su nicchie. Il canale on line diretto va calibrato affinché non sia un mero strumento di vendita, ma piuttosto un canale preferenziale per avere maggiore contatto con i clienti finali e avvicinarli alle cantine.