Con le sue 9mila bottiglie, Gorgona non è certamente un prodotto strategico nel business gestito da Frescobaldi, gruppo da 119 milioni di ricavi nel 2018 e forte di brand dal posizionamento top quali Ornellaia, Masseto e Luce. Ciononostante, non sarà mai un vino come gli altri. Gorgona ha un sapore particolare, unico, che non è soltanto il riflesso della tenuta dove le sue uve Vermentino e Ansonica vengono coltivate, in poco più di due ettari esposti al sole e al vento di una minuscola isola, condizioni climatiche in grado di donare al vino una straordinaria sapidità, pari al doppio di un vino bianco ordinario.
Il fatto è che quell’isola è un penitenziario.
E allora il sapore in più di Gorgona è quello della rinascita, di un riscatto sociale che si ottiene attraverso il lavoro dei detenuti incaricati di curare la vigna come se fossero degli effettivi dipendenti dello storico gruppo vitivinicolo fiorentino, con tanto di stipendio. Una volta in libertà, quello stipendio diventa una base da cui ripartire limitando il rischio della recidiva, che tra gli ex detenuti può arrivare fino all’85%, riducendosi di molto qualora durante la pena abbiano imparato un mestiere.
La prima vendemmia di Gorgona risale al 2012 e la prima magnum di quel vino fu donata da Lamberto Frescobaldi, presidente del gruppo, all’allora inquilino del Quirinale, Giorgio Napolitano. Nel 2014 Frescobaldi raggiunse con l’amministrazione penitenziaria un’intesa per 15 anni di collaborazione, assumendo i primi due dipendenti. Con gli anni è aumentata l’estensione della parte vitata dell’isola, da 1,3 a 2,3 ettari, e sono stati effettuati investimenti nella cantina di vinificazione e affinamento. Tutte le operazioni, con la sola eccezione dell’imbottigliamento, vengono gestite nell’isola-penitenziario di cui c’è traccia già nella Divina Commedia e in particolare nell’invettiva contro Pisa, “vituperio de le genti”, quando il sommo poeta auspicava che Capraia e Gorgona si muovessero per ostruire il corso dell’Arno perché sommergesse la città facendo annegare tutti i suoi abitanti, colpevoli di aver rinchiuso nella torre il conte Ugolino con i quattro figli causandone la morte per fame. Oggi Gorgona, a 150 anni dalla sua trasformazione a carcere, è rimasta l’unica isola-penitenziario in Italia, con 95 detenuti prossimi alla fine della pena e con 24 agenti in servizio.
La vendemmia 2018, come tradizione, è stata “testata” sull’isola, nel primo giorno d‘estate. “Ogni anno assaggiamo qui la prima bottiglia della raccolta precedente. In questi anni la qualità è cresciuta perché la vigna è migliorata e perché c’è un team di persone che ha a cuore questo progetto, che mi rende sempre più orgoglioso”, afferma Lamberto Frescobaldi. La mano dell’enologo è quasi assente, perché il vino presenta delle caratteristiche uniche che non devono essere ammorbidite o smussate: sono le caratteristiche di Gorgona. “Abbiamo voluto dar peso al territorio e infatti non abbiamo puntato sul nome del gruppo, ma sul nome dell’isola – prosegue Frescobaldi – e lo abbiamo fatto in maniera molto seria. Questo è un luogo di eccellenza dove si ottiene altrettanta eccellenza”.
In vigna operano una ventina di detenuti e ogni anno la squadra cambia. La scelta dei collaboratori non viene peraltro effettuata da Frescobaldi bensì dalla polizia penitenziaria, che in questo luogo rappresenta l’autorità. “Tra i poliziotti ci sono dei veri educatori”, sottolinea il presidente. La superficie vitata è esigua e difficilmente aumenterà negli anni. “Forse arriveremo a 2,5-2,6 ettari ma non oltre. Del resto, con Gorgona, la quantità non è il nostro obiettivo”.
Al progetto Gorgona hanno aderito con il tempo alcuni partner di primo piano. Tra questi Andrea Bocelli, che ha realizzato il testo e firmato l’etichetta della vendemmia 2013, e Simonetta Doni dello studio Doni & Associati che ogni anno si occupa gratuitamente della veste grafica dei vini. E poi Giorgio Pinchiorri, patron dell’Enoteca Pinchiorri di Firenze, che con la sua cucina è promotore del patrimonio enogastronomico dell’isola dove oggi altri detenuti si occupano di agricoltura e allevamento. Infine, Argotractors ha contribuito donando un trattore da vigneto per facilitare le operazioni svolte dai detenuti della Gorgona.