La strategia di Marchesi Frescobaldi: dare valore a ogni singolo marchio, nel suo specifico posizionamento, creando strutture produttive indipendenti. Così il gruppo amministrato da Giovanni Geddes da Filicaja continua a crescere: +13% nel 2018
di Fabio Gibellino
Continua a passo spedito il percorso di Marchesi Frescobaldi. Il gruppo vitivinicolo di proprietà della famiglia Frescobaldi, con sette secoli di storia alle spalle, ha chiuso il 2018 con un fatturato da 119 milioni di euro, a +13% rispetto ai 105 milioni dell’anno precedente. Un risultato raggiunto grazie alle 12 milioni di bottiglie vendute in 90 paesi nel mondo e ai proventi legati alla ristorazione, ai punti vendita e ai prodotti agricoli. Soprattutto, è la continuazione di una performance che ha portato la società toscana a raddoppiare i volumi dal 2005 a oggi.
ALTA REDDITIVITÀ
“La nostra missione – ci spiega l’amministratore delegato del gruppo, Giovanni Geddes da Filicaja – è quella di creare valore su ognuno dei nostri marchi, non solo sui top brand, e devo dire che ci stiamo riuscendo”. Poi è vero che a marciare più speditamente sono le punte di diamante Ornellaia e Masseto. “E anche Luce”, ha ribadito Geddes, prima trincerarsi dietro un: “non ci esprimiamo mai sulle singole etichette”, quando il discorso fila in direzione redditività, pur ammettendo che nel 2018, “parlando di gruppo, abbiamo ottenuto risultati molto importanti, forse secondi solo a quelli di Antinori, e comunque siamo molto vicini”. Dunque, in teoria, più vicini a una margine operativo lordo al 40% che al 35% del fatturato, pur stimando le due etichette top con ebitda oltre il 50 percento. Tornando al 2018, a dettare il passo, in termini geografici sono stati i mercati asiatici (+27%), quelli nordamericani (+15%) e, forse un po’ a sorpresa, quello italiano, al +14%: “Che è andato bene praticamente ovunque, in particolare Milano e Lombardia”. Un anno che è stato significativo anche in prospettiva futura, perché la vendemmia 2018, della quale si raccoglieranno i frutti solo nei prossimi anni, “ha portato con sé un buon raccolto sia per qualità che per quantità”, cosa fondamentale per una realtà che è, come ha sottolineato Geddes da Filicaja, “è autonoma per circa il 98% del fabbisogno, aspetto che ci porta a essere probabilmente tra i più grandi produttori sul mercato”.
RISTORAZIONE NON SERIALE
Lo scorso anno è stato segnato anche dal progetto ristorazione a insegna Ornellaia. Il ristorante sorto a Zurigo, che segue quelli a marchio Frescobaldi presenti a Londra, nei pressi di Saville road, e a Firenze, in piazza della Signoria, è stato aperto il 16 aprile grazie a una joint venture con Jean Bindella, importatore in Svizzera dei vini Frescobaldi. Proprio da qui è iniziato il 2019 del gruppo. E lo ha fatto nei migliori dei modi: a gennaio, la guida Michelin ha annunciato il riconoscimento della prima stella. Un episodio che potrebbe far salire a chiunque la pressione sanguigna, stimolando l’intenzione di replicare l’esperimento rivelatosi vincente sopratutto a livello di immagine, ma in casa Frescobaldi non è stato così. “Noi non siamo ristoratori – sottolinea Geddes –e per replicare una cosa del genere dobbiamo trovare un socio eccezionale così com’è successo a Zurigo. Poi vorrei sottolineare che la Svizzera per noi è un mercato straordinario, il secondo dopo gli Usa”. Sempre nei primi mesi dell’anno, sono state presentate una nuova etichetta vergata Frescobaldi, Aurea gran rosé, blend di Syrah e Vermentino, e la prima annata (2015) di Lux Vitis della Tenuta Luce, blend internazionale (5% di Sangiovese) figlio di una parcella di tre ettari a sud-ovest della patria del Brunello. Ma il vero fiore all’occhiello, il gruppo toscano se lo è appuntato per il 12 aprile con l’inaugurazione della cantina di Masseto. “Dove però abbiamo già vinificato nel 2018”, ha spiegato Geddes da Filicaja prima di aggiungere che: “Ormai Masseto è del tutto indipendente, ha un suo staff marketing, un enologo, insomma è passato da essere un vino a essere una tenuta, ci ho messo molti anni perché Masseto, che è un vino eccezionale con risultati eccezionali, potesse avere una struttura tutta sua e alla fine eccola”. Questo perché l’indipendenza dei singoli marchi, pur non commentati singolarmente (cosa che fa anche Lvmh a dir la verità), è un punto fondamentale per una strategia d’insieme, per questo replicata in quasi tutte le etichette, ognuna delle quali gestite autonomamente pur nel rispetto delle sinergie di gruppo. Dunque, nuove basi per nuove prospettive sono state gettate. L’attesa per il 2019 è quella di un altro anno record, anche se le aspettative di crescita indicano prudenza: “Considerando l’anno complicato e il grande salto del 2018, pensiamo a un consolidamento più che a una crescita importantissima”. Mentre per il futuro: “La nostra missione è quella di dare valore a ciascuna delle nostre cantine”. Ciò comporta che in casa Frescobaldi non ci siano piani di investimento per l’espansione attraverso linee esterne. Tuttavia, Geddes afferma: “Se troviamo un brand che abbia potenzialità e immagine, siamo interessati”. Eventuali acquisizioni potrebbero avvenire in Italia, “perché altrimenti le sinergie sarebbero limitate. Poi certo, stiamo guardando anche alla California, ma non è assolutamente una priorità”. A livello commerciale, invece, il nuovo mercato da conquistare si chiama Cina: “Abbiamo intenzione di espanderci con decisione, e lo faremo con strutture differenti e complesse a seconda delle etichette”, conclude Geddes.