Nello spumante la crescita è superiore per le aziende di media qualità, conseguenza dell’effetto prosecco, ma il top di gamma stravince per marginalità con un ebitda high double digit. Le prime 50 aziende fatturano 1,5 miliardi di euro
L’effetto prosecco continua a spingere il comparto degli spumanti italiani. La crescita internazionale della bollicina più bevuta al mondo porta il giro d’affari delle prime 50 aziende specializzate nella spumantistica a superare quota 1,5 miliardi di euro nel 2017, con un incremento annuo di poco superiore all’8 percento. È questo il risultato del secondo studio realizzato da Pambianco Strategie di Impresa sulle maggiori realtà italiane dello sparkling wine, evidenziando peraltro un ebitda mediamente elevato, pari al 9,7% del fatturato complessivo, ragion per cui anche i non specialisti si sono dedicati con più attenzioni al mondo delle bollicine, lanciando nuove linee o acquistando aziende. L’ultimo esempio è Ruffino, che ha comprato una tenuta da Botter nell’area del Prosecco doc. La ricerca evidenzia però due fatti rilevanti. Il primo è legato alla crescita superiore, in termini di fatturato, delle realtà di fascia media rispetto al top di gamma, diretta conseguenza del boom della bollicina di nordest le cui aziende di riferimento operano nella fascia di prezzo inferiore ai 10 euro a bottiglia. Le 42 società del campione di fascia media hanno incassato complessivamente 1,3 miliardi di euro con un tasso di crescita di oltre l’8% contro il 6,9% della fascia alta. La differenza di passo emerge più chiaramente considerando le top5 in classifica: quelle di media qualità crescono del 13,2%, quella dell’alta del 6,2%. E nella fascia media compaiono nomi come La Marca, mega coop trevigiana specializzata in spumanti (imbottigliati anche per conto della gdo internazionale), protagonista di un balzo annuo del 30% e quindi top performer per incremento, o come il leader di fatturato Fratelli Martini, azienda piemontese, nata con l’Asti e cresciuta col Prosecco dove opera con il brand Sant’Orsola. Al terzo posto si piazza Giancarlo Moretti Polegato con il gruppo Villa Sandi (marchi La Gioiosa e Villa Sandi), precedendo altri due protagonisti del Veneto spumantistico come Contri e Mionetto, quest’ultimo controllato dal colosso tedesco Henkell oggi proprietario anche della spagnola Freixenet. Il secondo fatto è a favore del top di gamma e riguarda la marginalità. In fatto di ebitda, il lusso degli spumanti stravince rispetto ai competitor di fascia media con un tasso ebitda/fatturato superiore al 27% contro il 6,3% e raggiungendo il picco con il 31,6% di Contadi Castaldi, azienda del gruppo Terra Moretti, davanti al 31,1% di Ca del Bosco, entrambe realtà di Franciacorta. Ma il leader della graduatoria viene espresso dalla denominazione Trentodoc ed è Ferrari, cresciuta del 12% arrivando a un giro d’affari di 71 milioni di euro e ottenendo ben 21 milioni di ebitda, con una marginalità vicina al 30% del fatturato. Dati che, secondo quanto dichiara il presidente Matteo Lunelli, dovrebbero ulteriormente migliorare a fine anno. “Il 2018 – afferma Lunelli – si sta confermando come un altro anno di sviluppo, anche se a un ritmo assai più moderato perché la disponibilità di prodotto che abbiamo è limitata e non è sufficiente per rispondere a tutte le richieste del mercato. Basti pensare che saremo costretti a chiudere le vendite di numerose referenze prima della fine dell’anno”. Pertanto Ferrari dovrebbe confermare i volumi del 2017, pari a 5,5 milioni di bottiglie di Trentodoc, aumentando invece gli incassi in percentuale compresa tra il 3 e 5% grazie al miglioramento del mix di prodotto e posizionamento di prezzo. Guardando poi al 2019, Lunelli è fiducioso per la denominazione trentina e per tutto il comparto spumantistico italiano, dove peraltro il gruppo Lunelli opera anche con l’azienda Bisol nella docg del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene. “I consumi di bollicine di qualità crescono e ritengo che questo trend continuerà anche nel 2019. Il nostro obiettivo prima di tutto sarà quello di creare bollicine di eccellenza continuando ad investire sulla qualità dei nostri Trentodoc. Dal punto di vista commerciale, come in passato, ci focalizzeremo sulla ristorazione di eccellenza e i locali di tendenza e, in generale, sulla presenza nel canale horeca che consideriamo come strategico per lo sviluppo e il posizionamento della marca”.
di Andrea Guolo