Nuova veste e nuove ambizioni per la linea Puntay, etichetta d’eccellenza di Erste+Neue, che guarda al futuro nel segno dell’identità e della sostenibilità. Il progetto rientra nel complesso di un’operazione di più grande respiro iniziata nel dicembre 2016 con la fusione delle aziende Kaltern ed Erste+Neue. Deal che ha dato vita a un gruppo da 450 ettari e 650 soci per un fatturato 2020 di oltre 18 milioni di euro.
L’obiettivo, come ha spiegato a Pambianco Wine&Food Andrea Moser, cellar master del gruppo, è quello, “dopo aver stabilizzato la più grande Kaltern, di rilanciare Erste+Neue, che nonostante sia forte sul mercato locale non ha ancora una grande diffusione sul resto del mercato italiano”. E allora ecco che il primo passo è dedicato a Puntay, “dove praticamente siamo partiti da un foglio bianco e abbiamo realizzato un nuovo modo di comunicarne un’identità che poggia le sue basi sul concetto di montagna”, ha continuato Moser. Il tutto all’insegna della diversificazione di offerta all’interno del gruppo, “perché le due cantine hanno anime diverse e viaggiano su binari ben distinti anche per quanto riguarda la distribuzione”.
E, proprio guardando al mercato, che comunque punta per entrambe sull’horeca e lascia poco, con etichette dedicate (Kaltern), alla gdo, la società di Caldaro è reduce da un’annata complicata, “nel corso dell’anno è innegabile la sofferenza causata dal Covid, anche l’inverno senza turismo ci ha penalizzato”, ha spiegato Moser. “Una mano però ce l’ha data l’online, dove siamo presenti sia con un e-commerce nostro che nei siti specializzati”. In attesa della ripartenza, “che speriamo arrivi presto”, l’obiettivo di bilancio del gruppo per il 2021 è fissato a 19 milioni di euro, in leggera crescita, mentre per Erste+Neue, proprio grazie al primo step di restyling, è attesa a uno slancio in doppia cifra, passando da poco meno di 2milioni a 2,2 milioni di euro.
Oltre alla parte visuale, il progetto sta interessando anche i vini stessi della linea Puntay. “Vogliamo differenziarci dal mainstream, a esempio avremo chardonnay senza malolattica e pinot nero con meno legno, mentre per l’affinamento abbiamo iniziato a usare anche la ceramica (clayver)”. L’obiettivo è quello di conquistare un consumatore nuovo e sperimentatore, tanto in Italia quanto all’estero: “Perché il percorso, già iniziato con nuovi ingressi mirati in azienda, è diretto anche verso l’esportazione, iniziando da Cina e Stati Uniti”. Per quanto riguarda il medio periodo invece, e dopo aver ottenuto nel 2018 il sigillo internazionale Fair’n green per la viticoltura sostenibile, “nel 2024 puntiamo a far diventare Puntay completamente biologica, arrivando nello stesso a raddoppiare la produzione”, ha concluso Moser.