Nove milioni di bottiglie, 180 milioni di fatturato, 70% export. Sono i dati del comparto vinicolo a Montalcino riferiti al 2017 e presentati alla vigilia di Benvenuto Brunello, la manifestazione che ogni anno “saluta” la nuova annata di uno dei più grandi vini italiani da esportazione e da collezione. L’edizione 2018, andata in scena a Montalcino dal 16 al 19 febbraio, ha visto la presentazione dell’annata 2013, valutata a 4 stelle su un massimo di 5.
Lo scorso anno, sono state 13,6 milioni le bottiglie prodotte a Montalcino, di cui 9 milioni del prezioso Brunello e 4,6 milioni del più accessibile Rosso di Montalcino. Gli Stati Uniti sono la prima destinazione estera dei vini realizzati nella denominazione senese, con una quota del 30%, precedendo l’Europa con il 20%, l’Asia con il 15%, il Canada con il 12% e l’America Latina con l’8 percento. Ciò significa che metà export prende la via del continente americano.
Intanto cresce l’attenzione internazionale non solo per i vini, ma anche per le aziende di Montalcino, divenute “prede” di alcuni gruppi e investitori. Tra i colpi messi a segno negli ultimi due anni spicca naturalmente quello dei francesi di Epi, che hanno acquisito Biondi Santi e la tenuta del Greppo, azienda-simbolo del Brunello e a cui si deve l’invenzione del vino. Altre operazioni significative sono state effettuate dalla famiglia Cotarella con Le Macioche, dal gruppo belga Atlas Invest con Poggio Antico e dal magnate argentino Alejandro Bulgheroni con Tenuta Vitanza. Le ultime manovre riguarderebbero ora il gruppo Illy, già presente con Mastrojanni e in procinto di concludere un’acquisizione di sei ettari in un’area dove, secondo le rilevazioni di winenews, le quotazioni hanno raggiunto i 700 mila euro l’ettaro.