Dopo un 2020 in cui la bollicina è risultata tra le categorie di vino più penalizzate, a causa della mancanza di occasioni di consumo imposta dalle restrizioni pandemiche, il 2021 è risultato essere un anno d’oro per lo sparkling tricolore all’estero. Lo afferma l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, secondo cui la “revenge spending” nei Paesi terzi ha visto assoluti protagonisti gli spumanti italiani. “La categoria che più ha sofferto l’emergenza – afferma infatti Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – ora è diventata il vero simbolo della reazione post lockdown”.
Nello specifico, nell’analisi realizzata sull’export extra-Ue, nei 12 mesi dello scorso anno gli Stati Uniti hanno visto lievitare di 1/3 la domanda a valore, con il Prosecco che ha toccato addirittura il +43 per cento. Un mercato, quello statunitense, che si è rivelato particolarmente promettente anche per le bollicine francesi, diventando nell’anno il principale Paese per l’export a volume di Champagne, superando per la prima volta nella storia il Regno Unito.
In Cina, notoriamente consumatrice di vini rossi, l’incidenza degli sparkling sui consumi globali è quasi raddoppiata, con il Prosecco che ha messo a segno un +117% e con un export degli spumanti italiani in crescita del 33 per cento.
Tra gli altri Paesi in cui lo spumante tricolore ha registrato performance notevoli, anche Canada (+23%), Svizzera (+11%) e Giappone (+5 per cento).
“Gli spumanti del Belpaese si avviano a chiudere l’anno con un incremento del 30 per cento”, puntualizza Paolo Castelletti, segretario generale di Unione italiana vini. “Su questa scia, trainata in particolare dal Prosecco, ci attendiamo una crescita anche di altre denominazioni di un fenomeno, quello delle bollicine, che presto supererà la soglia di un miliardo di bottiglie l’anno”.
Nell’anno appena concluso, anche la produzione di bollicine ha toccato numeri da capogiro, mettendo a segno un record storico. Secondo un’analisi Coldiretti, la produzione di bollicine tricolore ha superato per la prima volta il miliardo di bottiglie, pari a un balzo del 23 per cento. A trainare il risultato è stato soprattutto il Prosecco, sia Doc che Docg, con 753 milioni di bottiglie, seguito dall’Asti Docg con 102 milioni di bottiglie e poi da Franciacorta, Trento e Oltrepo Pavese.
Più in generale, nei primi 11 mesi dello scorso anno, l’export italiano di vino ha messo a segno un +12,6%, con la prospettiva record di chiusura dei 12 mesi a 7,1 miliardi di euro. Infatti, “non è da sottovalutare nemmeno la performance di capisaldi della nostra produzione – specifica Mantovani – come i rossi Dop piemontesi e toscani, che hanno chiuso l’anno negli Usa rispettivamente a +32% e a +26%, o i rossi siciliani che crescono in Canada del 52 per cento”.
Detto questo “servirà fare attenzione al 2022 – prosegue Castelletti – che si è aperto con insidie da non sottovalutare, a partire dal caro prezzi dato dall’escalation dei costi energetici fino all’attacco al vino sul fronte salutistico, basato su studi semplicistici che non possiamo condividere”.