Dopo un 2020 archiviato con una produzione complessiva di oltre 90 milioni di bottiglie, la Doc Sicilia si conferma in ebollizione mettendo in cascina più di 64 milioni di bottiglie nei primi otto mesi di quest’anno. È questo il dato confermato dal Consorzio che accompagna nel lavoro un esercito di quasi 8 mila viticoltori impegnati su 23.521 ettari rivendicati a Doc.
A fronte di questa quota che entra nella denominazione, con quasi 98 mila ettari complessivi il vigneto siciliano è il più grande d’Italia (in Europa ha la stessa estensione del vigneto tedesco e nel mondo supera Sudafrica e Nuova Zelanda) e con questo enorme giacimento di vigne oggi la regione è anche la prima in Italia per superficie vitata in biologico.
La parola chiave del sistema è sostenibilità. “La Sicilia – rimarca il presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia Antonio Rallo – è sostenibile per natura. Con oltre 30mila ettari, pari al 34% del totale nazionale, il vigneto biologico siciliano è il più grande d’Italia, occupando una superficie tre volte quella del Veneto e quasi doppia rispetto a Toscana e Puglia. I produttori siciliani che oggi lavorano in bio sono il 22%, dunque un produttore su 5 ha scelto questa strada e non possiamo che esserne orgogliosi”. Il risultato è che rispetto all’imbottigliato totale della Doc Sicilia, nel 2020 il biologico rappresentava il 10,82% e al 30 settembre 2021 ha raggiunto il 12,9% delle bottiglie.
Il focus sulla sostenibilità non si ferma però al biologico. La Sicilia per prima ha infatti saputo sviluppare un protocollo integrato di sostenibilità che nasce dal basso, dalle esigenze dei produttori e per i produttori. Nasce così il progetto SOStain, portato avanti dall’omonima fondazione costituita con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo etico e sostenibile nel settore vitivinicolo siciliano, facilitare la condivisione di buone pratiche per garantire il rispetto dell’ecosistema e definire le esigenze di ricerca e formazione delle cantine.
“SOStain è un programma olistico – specifica Alberto Tasca, presidente della Fondazione – che non si limita solo alla cura del suolo attraverso buone pratiche agricole, ma prende in considerazione anche la sostenibilità economica e sociale, basandosi fortemente sullo scambio tra aziende e sul confronto tra aziende e comunità scientifica”.
È stato dunque redatto un programma per la certificazione della sostenibilità per viticoltura ed enologia siciliana articolato in dieci requisiti da rispettare – dal vigneto sostenibile al peso delle bottiglie, dall’efficienza energetica ai residui nei vini – le cui linee guida integrano il Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (Sqnpi) e il Programma Viva, centrato su aria, acqua, vigneto e territorio.
Al momento SOStain conta 23 aziende aderenti, ma il network si sta allargando velocemente. E il marchio in etichetta potrebbe diventare presto un sigillo distintivo per le realtà virtuose.