Damilano punta alla crescita e vuole espandersi sia in termini di vigneti in Piemonte sia a livello commerciale all’estero. Tra le storiche cantine di Barolo, l’attività della famiglia risale al 1890 quando, nel celebre comune piemontese, Giuseppe Borgogno, bisnonno degli attuali proprietari, inizia a coltivare e vinificare le uve di proprietà. È però con la generazione successiva, e quindi con Giacomo Damilano, che la cantina assume il nome attuale e dal 1997 la conduzione dell’azienda è in mano ai tre nipoti: Guido, Mario e Paolo Damilano.
Secondo le stime aziendali, il vino, che alla Damilano trova la sua massima espressione nel Barolo (e soprattutto nelle referenze che provengono da Cannubi), raggiungerà nell’anno quota sei milioni di euro, in aumento sui 5,7 milioni del 2022. Un risultato realizzato con una produzione complessiva di 390mila bottiglie annue, di cui 133mila sono, appunto, baroli.
“In un momento non particolarmente positivo, in cui il mondo del vino italiano e francese riporta contrazioni – racconta a PambiancoWine&Food l’AD Paolo Damilano – noi abbiamo registrato un anno particolarmente fortunato, complice il fatto di aver ricevuto due riconoscimento molto prestigiosi: i 100 punti per il Barolo Docg Riserva Cannubi 1752 Annata 2016 e siamo inoltre rientrati nei top 100 di Wine Specttor con la Barbera d’Asti”.
Il 30% dei ricavi è generato dall’Italia, il 30% dagli Stati Uniti e la quota rimanente dal resto del mondo. “Siamo molto orgogliosi di poter vantare una percentuale così alta nel mercato domestico”, afferma Damilano. “La nostra intenzione è mantenere questo bilanciamento pur continuando a crescere nel resto del mondo e, in particolare, nel mercato asiatico e in India che è un mercato che deve ancora esprimersi”.
Una crescita che può compiersi tramite i nuovi progetti dell’azienda: in primis i nuovi vigneti con cui verrà prodotto il Timorasso che sarà immesso sul mercato il prossimo anno, “crediamo molto nei vini bianchi, ci siamo già impegnati sul progetto Chardonnay e ora ci impegneremo sul Timorasso che pensiamo sia un vino con forti prospettive”, afferma Damilano, ma anche attraverso Barolo e Barbaresco. “Vogliamo sviluppare il Barolo e se trovassimo delle occasioni di acquisto o affitto nell’area saremmo ben contenti. Inoltre, siamo anche in cerca, da anni, di vigneti nel territorio del Barbaresco che pensiamo possa avere prospettive future di grande intresse”.
L’espansione non riguarda solo il vino ma anche la ristorazione. Il gruppo Damilano, oltre al vino, gestisce anche un’attività di ristorazione che vale circa cinque milioni di euro di fatturato e controlla, tra le altre, il Pastificio Defilippis di Torino. L’idea è quella di esportare quest’ultimo format all’estero, in particolare in Germania e Svizzera “dove sbarcheremo non appena ci sarà l’occasione in quanto pensiamo che possa riscontrare successo”.
Il gruppo, oltre a vino e ristorazione, è attivo nel business dell’acqua con il brand Valmora (circa 70 milioni di euro di fatturato) e nella distribuzione (circa 10 milioni di euro di fatturato), per un totale complessivo che supera i 90 milioni di euro.