Il firmamento culinario di Milano si arricchisce delle stelle – due – di Pino Cuttaia. Lo chef siciliano, patron di La Madia di Licata è infatti sbarcato nel capoluogo lombardo con il bistrot Uovo di Seppia e lo fa all’interno di un format abbastanza atipico anche per una città non nuova alle novità. Si tratta dell’Ariosto Social Club, un complesso di inizio ‘900 che ospita venti appartamenti, una boutique e un wellness club, oltre al bistrot, che punta sul dialogo con il quartiere (siamo in zona Magenta) e con l’intera città con eventi, reading, occasioni a tema, durante i quali prendere un caffè, un aperitivo o pranzare o cenare da Cuttaia. Se per i clienti dell’hotel quindi la formula è quella del all day dining, anche per gli esterni la proposta è piuttosto assortita. Un’idea di accoglienza che ha messo d’accordo lo chef bistellato e i proprietari dell’Ariosto Social Club, Emanuele Vitrano Catania e Valeria Benatti, il primo siciliano di nascita, la seconda siciliana per amore, nei confronti dell’isola e di Emanuele.
Nello specifico, Cuttaia inizia questa avventura meneghina con i soci milanesi dell’azienda di catering e banqueting Papillon, mentre Vitrano, oltre all’affitto di ramo d’azienda, parteciperà a una parte degli utili del bistrot: “Il cantiere è stato più lungo di quanto pensassi – racconta l’albergatore – anche per una congerie di regole infinite. L’investimento a oggi, è sui 700 mila euro e il conto non è ancora chiuso, ma siamo partiti e sono orgoglioso di aver portato Pino Cuttaia a Milano, un siciliano perbene”.
Che Cuttaia da anni lavori sulla matrice ‘materna’ della sua cucina non è una novità, ma come sottolinea lo stesso cuoco “è una ricerca senza fine, come sono infiniti i ricordi che affiorano e che cerco di riportare nei piatti. La stessa seppia ha a che fare con la mia infanzia, oltre al fatto che amo gli ingredienti versatili, stagionali e sostenibili. E poi sono attratto dall’occhio, che ha qualcosa di tribale”.
Memorie di ragazzo che sono care anche a Emanuele Vitrano, figlio di un noto ristoratore di Palermo – gestiva il ristorante Al Cassaro, tra gli indirizzi più famosi della tradizione siciliana: “ Con Pino ci siamo guardati e ci siamo riconosciuti – spiega l’imprenditore – e abbiamo iniziato a raccontarci storielle dell’infanzia, come il primo ricordo legato a un sapore, che per me è mio nonno che taglia la pala di fico per farci un’insalata e Pino che aggiunge ‘e ti faceva la forchetta con la canna vero?’ Questo retroterra che ci unisce è la voglia di portare a Milano una Sicilia buona, sana e sostenibile che è poi quello che provo a fare io da 37 anni vivendo e lavorando qui’ ”.
Uovo di Seppia apre ufficialmente il 3 dicembre e lo chef siciliano accompagnerà il personale di brigata nella formazione: “sostenibilità – aggiunge il cuoco – significa anche aver selezionato ragazzi e ragazze del posto e attingere dalle eccellenze del territorio di cui Milano con i suoi mercati è ricca. Non mi spaventa la formula da hotel con la codificazione delle ricette perché l’artigianalità è riproducibile, l’importante è il metodo che deve essere rigoroso”.