Dal 23 novembre, tra i titoli quotati nel mercato Aim, compare Gambero Rosso. Si tratta della prima società multimediale specializzata in ambito enogastronomico a scegliere la via della Borsa, meno di cinque mesi dopo un altro debutto eccellente, quello dei vini di Masi Agricola. L’inizio non è stato dei migliori: il titolo, che partiva da 1,6 euro, ha perso oltre il 10% fin dalle prime battute, assestandosi nel terzo giorno di scambi attorno a quota 1,40. “È uscito un ordine strano a 1,40 fin dalla prima mattina – spiega a Pambianco Wine il presidente della società, Paolo Cuccia – e a quel punto, come accade talvolta, sono scattate le vendite. Non fa piacere, ma la strada è lunga e pensiamo che ci siano tutti i contenuti per dare future soddisfazioni ai nostri azionisti”. L’ammissione alle negoziazioni è stata comunicata nella serata di giovedì 19 novembre, al termine di un’offerta prolungata che ha portato alla sottoscrizione di circa 4,5 milioni di azioni ordinarie per una capitalizzazione di mercato di circa 23 milioni di euro e una raccolta effettiva di 7,1 milioni, destinati ad aumento di capitale, avviata tra investitori istituzionali, privati e una parte riservata ai dipendenti. Il flottante post quotazione è pari al 30,06% del capitale sociale. Tra gli advisor compaiono Banca Popolare di Vicenza e Banca Finnat, a Pkf Italia è stato affidato l’incarico di società di revisione. “L’aumento di capitale di 7 milioni era il nostro obiettivo – prosegue Cuccia – e l’abbiamo raggiunto benché le difficili condizioni di mercato e il complesso quadro internazionale abbiano costretto importanti aziende, in questi mesi, a desistere dalla quotazione”.
Tra gli obiettivi della quotazione citate, dal punto di vista editoriale, la pubblicazione di nuove guide enogastronomiche. Quali in particolare?
Posso anticipare che il 3 dicembre presenteremo, con l’onorevole Paolo De Castro (ex ministro delle Politiche agricole ed ex Commissario Ue, ndr), la nuova guida sul Top Italian Food, che va a integrare un’offerta molto ampia e a coprire una lacuna: mancava, di fatto, una guida sulle nicchie italiane del food mirata all’internazionalizzazione. L’abbiamo realizzata in lingua inglese, non concentrandoci soltanto sulle aziende di eccellenza ma, in generale, su quelle più orientate all’export. L’obiettivo, sulla scia di quanto abbiamo già fatto con il vino in trenta capitali mondiali, è sostenere il trade dei piccoli produttori, organizzando roadshow nelle grandi città internazionali per presentare e comunicare la qualità dei prodotti italiani, oggetto del desiderio di tutti gli appassionati del mondo.
Cosa state programmando in ambito tv, web e social?
Molto è stato già fatto. Accanto al canale televisivo Sky 412, il primo avviato in Europa già nel 1999, è stata creata la web tv visibile su smart tv e su tutti i tablet. Abbiamo potenziato l’offerta già ampia di applications, a conferma della progressiva importanza di e-commerce ed e-booking: al momento ne abbiamo 63, che stiamo riorganizzando in 4 use case suddivisi tra selezione dei prodotti gastronomici, luoghi dove andare a mangiare, ricette dei grandi chef realizzabili dagli appassionati di cucina, prenotazione dei corsi e vendita dei prodotti. La riorganizzazione è quasi completata.
A livello internazionale come vi state muovendo?
Puntiamo a diventare locali nelle aree più importanti per l’export italiano e per farlo stiamo investendo in nuovi roadshow con il progetto Top Italian Wine, che già conta sei presenze stabili, e il world tour di Tre Bicchieri, che prevediamo di potenziare partendo da un nuovo appuntamento a Dubai. La crescita sul vino è il primo passaggio, a cui seguiranno investimenti per il food. Abbiamo inoltre creato una piattaforma web in lingua inglese e ora anche in giapponese. In Giappone, peraltro, da un anno e mezzo esiste una società a capitale misto che diventerà un vero e proprio clone locale di Gambero Rosso. In generale, ci stiamo trasformando da società editoriale a vera e propria piattaforma di sviluppo internazionale del food&wine.
E la formazione?
Attualmente abbiamo sette centri di formazione in Italia e otto all’estero. Recentemente abbiamo siglato una partnership con Iulm per Milano e concluso un accordo con il governo cinese per insegnare la cucina italiana a Pechino, nella principale scuola di formazione di chef del paese. I quattro master in enogastronomia che attualmente gestiamo sono destinati a raddoppiare.
I dati di bilancio?
Il consolidato del primo semestre è di 7,2 milioni di euro con prospettive di crescita a fine anno. Vorrei però sottolineare il dato sulla redditività. Escludendo la parte editoriale dove siamo a breakeven, il che è già positivo, abbiamo raggiunto un ebitda del 30% su roadshow e promozione internazionale, del 17% sulla formazione, del 33% su tv e digitale, per una media del 23%. Siamo in linea con i bilanci delle grandi firme e non è casuale, perché il food secondo noi rappresenta la nuova frontiera del lusso.