Il crowdfunding di Forno Brisa, concluso il 29 febbraio, ha superato 1,2 milioni contro un obiettivo minimo di 200mila e massimo di 800. “Siamo già a 1,26 milioni ma la cifra ufficiale la conosceremo a metà marzo, quando avremo a disposizione la lista completa dei bonifici”, raccontano a Pambianco Wine&Food, con legittima soddisfazione per il risultato ottenuto, i fondatori dell’azienda bolognese di panificazione, Pasquale Polito e Davide Sarti.
Il modello imprenditoriale basato sulla sostenibilità agricola, sociale, economica e nutrizionale del pane, con il modello di filiera ‘dal campo di grano alla tavola’, ha dunque convinto gli ‘investitori dal basso’ che hanno fornito loro i finanziamenti necessari per realizzare i progetti inseriti in piattaforma. Il primo, peraltro, è già stato avviato: si tratta del laboratorio produttivo aperto subito dopo l’avvio della raccolta con Mamacrowd. “Eravamo in trattativa – raccontano Polito e Sarti – e osservando i primi risultati del crowdfunding abbiamo deciso di firmare l’accordo. Siamo già in piena attività in via Nicolò Dall’Arca, nel quartiere Bolognina a due passi dalla stazione ferroviaria, dove più avanti apriremo anche il quarto punto vendita”. Il vecchio laboratorio di panificazione nella centralissima via Galliera, ormai troppo piccolo (54 mq) per la mole di lavoro raggiunta da Forno Brisa, diventerà centro di ricerca e sviluppo e ospiterà i corsi amatoriali e per professionisti della panificazione. “Abbiamo affrontato il Natale con un trasloco, ma ne è valsa la pena”, affermano.
Le prossime tappe dello sviluppo? È tutto già scritto. Per prima cosa, saranno potenziate le forniture dai terreni coltivati in biodinamica, partendo dal campo di proprietà di Forno Brisa in Abruzzo, località Nocciano, seminato a rotazione con legumi e cereali, e dal raccolto proveniente dai 69 ettari di terreno utilizzato lo scorso anno. “In questo modo sarà possibile coinvolgere nel nostro progetto sempre più produttori che lavorano rispettando il territorio e portare sulle tavole sempre più pane buono e sostenibile”, affermano i fondatori. Secondo passaggio, le evoluzioni nella città di Bologna e la sua area metropolitana, per riconvertire luoghi abbandonati in spazi sociali e offrire al territorio sempre più opportunità di lavoro, facendo di Casa Brisa un luogo di produzione e coworking completamente dedicato alla nuova generazione di panificatori e al mondo della molitura e cerealicoltura. “Immaginiamo una casa della conoscenza che sia un luogo di scambio, un luogo meticcio nel quale convivranno start up, nutrizionisti, uno studio di comunicazione, la scuola di formazione, un laboratorio e uno spaccio” racconta Davide Sarti. Il piano sarà poi completato con l’apertura di un mulino, una microroastery e un orto urbano biodinamico per soddisfare il fabbisogno annuale di frutta e verdura degli store e dei clienti. Terza iniziativa: l’espansione fuori Bologna. Polito e Sarti indicano Firenze come naturale sede per la prima apertura, ma non si esclude una possibilità milanese… “Ci arrivano tante proposte da Milano, che è proprio una bella città dove non andremmo certamente in concorrenza con nessuno. Anzi: Davide Longoni, in un recente incontro, ci ha detto che dovremmo aprire presto, perché così si alzerebbe il livello della panificazione e sarebbe un bene per tutti. Ed è bello quando, tra potenziali concorrenti, arrivano simili attestati di stima”.
Nel 2019, Forno Brisa ha superato il budget fissato a inizio anno, pari a 1,7 milioni di ricavi. La crescita dovrebbe essere stata di oltre il 55% anno su anno, e in soli due esercizi fiscali l’azienda ha quintuplicato i ricavi. La società è stata valutata 3,2 milioni di euro. Peraltro, il ricorso al crowdfunding non esclude eventuali operazioni con investitori istituzionali. “Abbiamo coinvolto tante persone per fare comunità – concludono Polito e Sarti – e oggi la comunità Forno Brisa è una realtà. In futuro, per ragionare di ulteriore sviluppo, potremmo ripetere il crowdfunding o anche coinvolgere investitori istituzionali, a patto di non minare i valori fondamentali d’azienda. Se l’impatto di un round dovesse essere positivo non per sole tre persone, ma per l’intera comunità, allora lo faremo”.