Per una crisi in via di definizione ce n’è una che sembrava risolta e invece torna a esplodere. Succede in Veneto, dove la richiesta di concordato preventivo presentata da Pasta Zara è stata accolta dal Tribunale di Treviso, e dove invece il caso Melegatti parrebbe destinato a una conclusione tragica per l’azienda e per i lavoratori di uno dei marchi storici del pandoro e dei prodotti da forno.
La situazione di Pasta Zara è legata al debito accumulato dalla società controllata dalla famiglia Bragagnolo, pari a 241 milioni di euro di cui 178 nei confronti di una cordata di banche e 73 riferibili ad affidamenti ottenuti dalle due ex banche popolari venete (Veneto Banca e Popolare di Vicenza). Il Tribunale ha nominato tre commissari incaricati di elaborare un piano industriale e di gestione delle esposizioni verso i creditori. Il termine ultimo per la presentazione del progetto di salvataggio di Pasta Zara è fissato per l’8 ottobre 2018.
Il default è invece un esito più probabile per la difficile vicenda di Melegatti. Il pubblico ministero Alberto Sergio ha depositato al Tribunale di Verona l’istanza di fallimento mentre l’attività produttiva dell’azienda è ferma dall’inizio di gennaio e lo stesso Tribunale ha preso atto della mancata presentazione della documentazione da parte della società per l’ammissione al concordato preventivo. Le precedenti manifestazioni di interesse, tra cui quella dell’azienda del caffè Hausbrandt, non hanno avuto seguito e i sindacati hanno diffuso un comunicato che accusa l’attuale cda di ostacolare i tentativi di salvataggio. Restano aperte alcune piste tra cui, secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, quella del fondo americano D.E. Shaw & Co e quella dell’industriale Franco Ghirardini, già intervenuto nel tentativo di salvataggio dell’azienda di cioccolato Streglio.