I consumi no/low alcol hanno registrato un +5% nel 2023, raggiungendo un valore di mercato di 13 miliardi di dollari (circa 12 miliardi di euro) nei 10 principali Paesi di riferimento per la categoria (i quali raccolgono circa il 70% dei volumi complessivi). Nel periodo 2023-27, il settore è atteso in crescita a un tasso Cagr del 6%, guidato in primis dal +7% del no alcol e dal +3% del low alcol. Il dato complessivo rappresenta un rallentamento rispetto al +8% del periodo 2019-23, in quanto la categoria si avvia verso il consolidamento.
“Poiché il consumo no/low alcol sta diventando una parte sempre più consolidata nell’ambito delle bevande alcoliche, la sua crescita, dopo il picco registrato nel periodo 2020-21, sta rallentando”, spiega Susie Goldspink, responsabile dello studio ‘No- and Low-Alcohol Insights’ dell’azienda di analisi dati Iwsr. “Nonostante ciò la categoria è pronta per ingenti guadagni nei prossimi anni, guidata in primis dal no alcol”.
Ad oggi, il no alcol, di cui il 72% è costituito da birra/sidro, rappresenta i due terzi dei volumi dell’intera categoria. Secondo le stime, continuerà a erodere spazio al mercato alcolico, raggiungendo una quota di mercato nell’ambito Tba (total beverage alcohol) pari al quattro per cento. Ad oggi in Germania e Spagna la categoria ha una quota Tba superiore al 10%, mentre in Usa e Canada rimane inferiore al due per cento.
I ‘substituters’ – coloro che bevono alcol o no/low alcol a seconda dell’occasione – hanno rappresentato il 43% dei consumatori nel 2023, contro il 41% del 2022. “Questa tendenza è guidata dagli Stati Uniti e dalla Francia, dove la percentuale di substituters ha raggiunto rispettivamente il 45% e il 50%”, spiega Goldspink. “Sempre più millennial stanno diventando substituters, con un aumento dal 41% al 45 per cento”.
Questi ultimi – i millennials – rimangono la categoria di consumatori più numerosa, ma nei mercati più sviluppati – come Giappone, Spagna, Germania e Francia – la fascia d’età tende ora ad alzarsi. Nel 2023, circa il 17% dei consumatori si approcciava per la prima volta al no alcol. Un’evidenza propria soprattutto dei Paesi relativamente emergenti per la categoria come Canada e Stati Uniti che, insieme ad Australia e Brasile, guideranno la crescita nei prossimi anni. I mercati più maturi come Germania e Spagna cresceranno ciascuno a un Cagr del +2%, mentre il Giappone riporterà una crescita del cinque per cento.
Tra le tipologie alcoliche che suscitano più interesse da parte dei consumatori ci sono le alternative all’agave, sopratutto in Paesi come Stati Uniti, Brasile e Sud Africa. Non a caso, nelle scorse settimane, il pilota automobilistico Lewis Hamilton ha presentato Almave, distillato premium e analcolico di agave blu prodotto a Jalisco, in Messico. Simile alla tequila, Almave è prodotto con le medesime materie prime in quella stessa parte di America ma, a differenza del classico distillato, salta il processo di fermentazione in cui il liquido diventa alcol. Per questo motivo, Almave non viene chiamata tequila (denominazione protetta in Messico), ma spirits di agave blu.