A giugno 2020 si terrà la prima edizione di Wine To Asia, la novità di Vinitaly per la Cina. Sarà un evento fieristico limitato a 400 espositori e organizzato a Shenzhen, città ritenuta idonea a ospitare una manifestazione aperta ad altri produttori (compresi quelli cinesi) e gestita attraverso la joint venture costituita tra Veronafiere, che ne detiene il 51% attraverso la controllata Veronafiere Asia, e Pacco Cultural Communication, partner cinese specializzato nell’organizzazione di eventi, e-commerce, formazione e comunicazione/marketing del vino. L’annuncio ufficiale è stato dato a Verona durante l’ultima giornata di Vinitaly, che si è concluso mercoledì con 125 mila visitatori, stabile rispetto al 2018 e con un incremento del 3% di buyer esteri, saliti a quota 33mila.
“La via della seta inizia concretamente da Verona, con il vino”, ha commentato il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese. Il piano industriale lanciato dalla società fieristica scaligera per il 2019-22 prevede 300 milioni di investimenti in buona parte dedicati al potenziamento commerciale e alla creazione di manifestazioni estere. Vinitaly è il marchio più importante tra quelli presenti nel portafoglio di Veronafiere ed è al centro di grandi manovre internazionali: dopo l’ingresso nel 2018 in Brasile e dopo quello annunciato per il 2020 in Cina, si punta alla creazione di una terza piattaforma in nord America entro il 2022. Nel caso di Wine To Asia, destinata a diventare una piattaforma per sostenere la crescita del vino italiano in tutta la regione asiatica, l’azione è stata corale perché Veronafiere si è mossa assieme a Simest e Sace, che entreranno nel capitale di Veronafiere Asia.
“L’Italia del vino, in Cina, è rimasta indietro, ma da oggi cambia la musica – ha sottolineato il vice ministro allo Sviluppo economico, Michele Geraci, intervenendo in conferenza stampa – e mi complemento per la scelta di una città come Shenzhen che, azzardando un paragone, è la Boston della Cina. Il vino si associa al turismo e tanti appassionati verranno in Italia per visitare cantine e vigneti, con un impatto diretto sull’intero made in Italy. Questo è in assoluto il momento più importante nella storia delle relazioni commerciali tra Italia e Cina”.
Pacco Communication viene considerato da Veronafiere (che vi collabora dal 2014) come il partner ideale per questa joint venture e non soltanto per la capacità dimostrata nella gestione di due tra i maggiori eventi wine&spirits dell’intero paese, il Tao Show a Chengdu e la China Food&Drink Fair, ma anche per la rete di contatti (oltre 60mila) avviati con produttori internazionali, importatori e distributori cinesi, e in generale per il know how di cui è in possesso non solo in ambito enoico, ma anche per la componente digitale che caratterizzerà Wine To Asia. “Si tratta – ha commentato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere e Vinitaly – di un’occasione per rilanciare la presenza italiana in Asia. Diversamente, le aziende interessate avrebbero continuato a esporre alle edizioni locali di Vinexpo o ProWein, ma con Wine To Asia puntiamo ad accompagnare il vino italiano a conquistare posizioni in Far East, destinato a valere sette miliardi di euro entro tre anni. Attualmente la Francia ha il 50% delle quote, l’Italia il 6,5% ed è evidente che questo peso non sia adeguato al nostro ruolo”.
Nella scelta del brand, Veronafiere ha accuratamente evitato di inserire il nome Vinitaly proprio per entrare nel contesto di Shenzhen con un appeal internazionale. Quanto alla data, il mese di giugno viene considerato il più efficace per propensione all’acquisto in un periodo nel quale i buyer fanno i programmi per i festeggiamenti del successivo capodanno cinese, senza considerare che il mercato fieristico dei mesi successivi risulta essere molto affollato, in tutta la Cina.