“Noi non torniamo indietro e i nostri vini non avranno in etichetta il termine Prosecco”, afferma Loris Dall’Acqua, enologo e socio di Col Vetoraz, azienda che ha scelto di rimuovere la dicitura del Prosecco superiore per conservare solo la territoriale Valdobbiadene docg. L’azienda afferma di occupare, a fronte delle sue dimensioni ridotte, la quindicesima posizione produttiva all’interno della denominazione di origine controllata e garantita e questo, precisa Dall’Acqua, è sintomatico di come altre aziende, che mettono sul mercato milioni di bottiglie di Prosecco, siano perlopiù operanti nella doc della pianura e quindi stiano indebolendo il territorio del Prosecco superiore docg.
“Servirebbe una presa di coscienza da parte di tutti noi. Purtroppo però la maggior parte degli attori territoriali è appannata da una visione di business che spinge ad accomunare tutto sotto il grande cappello della famiglia Prosecco, determinando una perdita di identità specifica di Conegliano e Valdobbiadene. È il contrario di quanto fa Col Vetoraz, rimasta l’unica a produrre numeri significativi esclusivamente con il docg e con il Cartizze”, sostiene l’enologo e socio. E aggiunge: “Un’azienda però è forte all’interno di un territorio forte. E quando un territorio non è tale, dobbiamo fare di necessità virtù, reagendo come azienda”.
E in previsione del cambio di presidenza nel Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene, Loris Dall’Acqua afferma: “La direzione dovrà seguire le indicazioni che verranno dettate dal nuovo consiglio di amministrazione e non potremo dire cosa accadrà fin quando non saremo a conoscenza dei nomi proposti. Cosa mi aspetto? Auspico un cambiamento, ma perché avvenga occorre cambiare il sistema elettorale all’interno del Consorzio di tutela, ed è uno dei punti fondamentali dell’istanza consultiva che la Confraternita che presiedevo ha fatto girare nell’ultimo periodo. In sostanza, il cda deve essere formato da aziende che hanno almeno il 51% della produzione legata al territorio della denominazione di origine controllata e garantita. Perché non è giusto presentarsi al mondo con il blasone della docg quando si fa perlopiù Prosecco doc”:
Nel 2019, Col Vetoraz ha fatturato circa 10 milioni di euro e i margini di crescita dell’azienda, data la scelta di focalizzare la produzione nell’ambito del Prosecco Superiore docg, sono piuttosto ridotti. “Abbiamo deciso di fare selezione per arrivare a un livello qualitativo sempre più alto. Raccogliamo il 35-40% in più di uva rispetto ai nostri reali fabbisogni per poi selezionare i grappoli migliori, mettendo in vendita quel che non è adeguato”. I vini di Col Vetoraz sono destinati per l’80% all’Italia e quasi totalmente alla ristorazione. Il primo cliente? La Pergola di Heinz Beck a Roma.
L’accoglienza in azienda viene gestita in maniera strutturata, con quattro addetti dedicati, una sala meeting destinata alle imprese terze che utilizzano la location, data anche la posizione invidiabile di Col Vetoraz, situata in cima alla collina con vista Cartizze. Fra tasting, vendita diretta e corsi di formazione legati al Prosecco docg, Col Vetoraz ottiene circa il 10% del suo giro d’affari. Per il futuro, si punta a una ristrutturazione della parte produttiva, alla realizzazione di otto camere presso l’immobile che ospita la sede e di una suggestiva tra i vigneti.