“Eravamo un parco del cibo, diventeremo un parco delle persone”, racconta a Pambianco Wine&Food il nuovo ceo di Fico Eataly World, Stefano Cigarini, chiamato a risollevare le sorti della struttura che sorge alle porte di Bologna, la cui riapertura è prevista (compatibilmente con la situazione della pandemia) entro Pasqua. I conti sono in profondo rosso: lo stesso Cigarini conferma le voci su una perdita di esercizio del 2020 e ne chiarisce la portata. “Avremo un passivo tra i 3,5 e i 4 milioni a fronte di un fatturato di poco più di 6 milioni, quindi una perdita leggermente superiore a quella del 2019 ma dall’incidenza decisamente più alta, perché all’epoca il fatturato superava i 30 milioni”. Un disastro? Cigarini difende la precedente gestione: “Sono stati bravi, perché non era facile contenere le perdite in una situazione di assenza di pubblico, Detto questo, i soci hanno dichiarato la propria disponibilità a ripianare le perdite (si parla di un aumento di capitale in vista, ndr) e questo significa che credono nel progetto industriale e ci credono non perché amino fare beneficenza, ma perché sono convinti che potrà generare profitti”.
Archiviato il passato, è tempo di pensare al futuro del parco tematico bolognese. Quali saranno i cambiamenti? Diventare un “parco delle persone”, per usare le parole di Cigarini, significa svincolarsi dalla didattica e da quel “t’insegno” che era alla base del vecchio concept di Fico. “Per insegnare alle persone occorre coinvolgerle in termini emozionali. E qui Fico non era efficace. Per questo abbiamo dato il via ai lavori che ne cambieranno il layout. Era un luogo sovradimensionato rispetto alla effettiva presenza di persone al suo interno e lo faremo diventare più ‘a misura d’uomo’, per evitare l’effetto spaesamento. Poi, nel momento in cui dovesse aumentare il numero di presenze, avere a disposizione una struttura da 100mila metri quadrati ci aiuterà ad ampliare gli spazi percorribili”. Ma non è solo una questione di spazi. Fico diventerà un luogo dove le persone vivranno il cibo in maniera esperienziale, partecipando ai tour nelle fabbriche (con il rafforzamento del servizio di incoming), alle giostre multimediali aperte senza pagamento di biglietto e senza tornelli, interagendo con la parte Luna Farm creata dal gruppo Zamperla e passando dalla chiave “seriosa” a quella giocosa. Il punto di partenza è l’introduzione di un biglietto di ingresso. “Sarà sotto i 10 euro, un biglietto certamente accessibile e che comprenderà tutti i servizi, dal parcheggio all’ingresso alle giostre fino alla partecipazione ai tour. Vogliamo dare una regia alle persone che entrano a Fico e che, dati alla mano, ci restavano troppo poco perché non sapevano dove andare e cosa fare. Gli stessi dati ci dicono che chi viveva a fondo l’esperienza, fermandosi per una giornata intera al parco, ne usciva dicendo: wow, che posto!”.
Nei primi tre anni, Fico ha totalizzato 5 milioni di presenze, ma il 2020 non fa testo perché la pandemia, con il blocco del turismo internazionale, dei convegni e delle gite d’istruzione, ha portato via una quota importante di clientela strategica per il parco. Le previsioni iniziali erano molto più alte, ma per Cigarini c’era un errore di fondo, soprattutto per quanto riguarda le presenze estere. “L’ipotesi era di 1,5 milioni di turisti internazionali, equivalenti a 15-20 aerei al giorno: quasi un piano di deportazione. In epoca pre-Covid, Bologna era arrivata a circa 800mila presenze internazionali l’anno e Fico deve certamente prendere una quota di queste presenze. Ma i target sono diversi e non si escludono l’un l’altro”. Sono quindi cinque i segmenti a cui far riferimento: clientela di prossimità, turisti italiani (“Molto importanti, soprattutto nel breve termine, quando in Italia non saranno ancora tornati gli internazionali), esteri, scuole (“Che avevano performato molto bene prima della pandemia”) e il segmento che Cigarini definisce come “mercato di transito” rispetto all’asse autostradale A14 dove transitano quotidianamente 120mila veicoli. “Fico dista 4 minuti dalla tangenziale e se una quota anche piccola di quei veicoli facesse una deviazione, sarebbe un bel ritorno. È un segmento mai esplorato prima, e bisognerà esplorarlo”.
Non resta che attendere Pasqua per vedere il nuovo layout del parco, ma Cigarini è ottimista e ha già dichiarato che entro tre anni Fico potrebbe arrivare a chiudere un bilancio in attivo. Il biglietto a pagamento è una parte fondamentale del suo business plan perché, precisa il ceo: “Ci sarà interesse a vendere Fico, da parte di tutto il sistema turistico, proprio perché ci sarà un prodotto da vendere, mentre oggi Fico non lo è. Ci saranno agenzie che vendono i biglietti perché otterranno proventi dalla vendita. E nel momento in cui tutto questo si attiva, lo scenario cambierà perché i due azionisti di Fico, che sono Eataly e Coop (Alleanza 3.0), processano milioni di persone ogni mese in termini di clienti e contatti. Stiamo quindi costruendo un ecosistema commerciale diverso, dove Fico potrà trovare spazio”.