Il conto della crisi pandemica pesa sullo Champagne, anche se il risultato finale parrebbe superiore alle previsioni ben più negative emerse durante l’anno. Si parlava di una riduzione delle spedizioni di circa un terzo, dalle 297,5 milioni di bottiglie del 2019 a circa 200 milioni. Le cifre che trapelano dalla Francia, in attesa dei dati ufficiali che verranno comunicati a giorni dal Comité Champagne, vedono invece una diminuzione più contenuta, attorno a 246 milioni di bottiglie, con calo stimato di 51,5 milioni di bottiglie. A riportarlo è la testata britannica The Drink Business.
Se così fosse, la chiusura del 2020 in termini di spedizioni risulterebbe in calo del 18% rispetto all’anno precedente.
A pesare è soprattutto la diminuzione della domanda interna. Nei primi 11 mesi dell’anno, il mercato francese ha perso circa 26 milioni di bottiglie, più o meno la metà della riduzione totale della bollicina metodo classico più prestigiosa del mondo. È aumentata notevolmente la vendita in Europa tramite canali online, gestiti da commercianti di vini pregiati o supermercati. Male, invece, l’export negli Stati Uniti, prima destinazione estera per lo Champagne, e anche le vendite nel canale travel retail. In controtendenza la Gran Bretagna, almeno per quanto riguarda il consumo privato all’interno delle mura domestiche: secondo il presidente della Champagne Agents Association del Regno Unito, Andrew Hawes, la domanda di Champagne di marca premium nei rivenditori del Paese è stata “sorprendente”.
Il 2020 passerà comunque alla storia come l’anno peggiore del nuovo secolo per lo Champagne. Nel 2009 le spedizioni crollarono ugualmente, per la crisi scoppiata a seguito del credit crunch dell’anno precedente, ma il numero finale di bottiglie uscite dalle cantine e messe in distribuzione fu piuttosto alto, pari a 293 milioni di colli.