Il boom del vino bio ha dato permesso a Terre Cevico di contenere la flessione durante l’ultimo esercizio, chiuso con 159 milioni di ricavi contro i 167 dell’anno 2018-19 per la cooperativa con sede a Lugo (Ravenna). La crescita di vino da agricoltura biologica è stata pari al 35% e vede come principale destinazione la Cina, Paese dove Cevico può vantare una leadership ormai consolidata. “Siamo il primo esportatore italiano in Cina e il secondo in Giappone”, precisa Elena Piva, responsabile relazioni esterne e sviluppo progetti. “Inoltre, la Cina è il primo Paese di destinazione dei nostri vini da agricoltura biologica, di cui oggi produciamo complessivamente sei milioni di bottiglie”.
La posizione di forza acquisita non è bastata a Cevico per crescere nell’ultimo anno sul mercato cinese, anche perché nel periodo considerato è entrato appieno l’inizio della pandemia. Le flessioni sono state in parte compensate dallo sviluppo del mercato giapponese, che è invece cresciuto del 60%, ma la Cina continua a essere considerata strategica in termini di sviluppo. “Le possibilità sono altissime, considerando il numero di abitanti. Noi inoltre siamo riusciti a entrare in maniera efficace nel mercato del private label, con bottiglie e con etichette dedicate ai clienti privati”, aggiunge Piva. Tuttavia, al momento, Cevico non osserva particolari vantaggi derivanti dal super dazio applicato sui vini australiani, che hanno sostanzialmente messo fuori mercato i leader nelle esportazioni di vino in Cina. Nell’ex impero di mezzo, Cevico dispone di due dipendenti che presidiano il mercato. “Rispetto al Giappone, dove le vendite sono veicolate prevalentemente attraverso l’horeca, in Cina conta la gdo, e ora è quello il canale positivo”.
Terre Cevico comprende una lunga serie di società: ne fanno parte Terre Cevico, Le Romagnole, Colli Romagnoli, Le Romagnole Due, Due Tigli, Rocche Malatestiane, Sprint Distillery, Winex, Tenuta Masselina, Enoica. Compaiono poi altre partecipazioni tra cui Medici Ermete & Figli, Cantine Giacomo Montresor e Bolé, Winelife (Usa). A livello qualitativo, le punte di diamante sono Tenuta Masselina in Romagna, sui colli di Faenza, e Montresor in Valpolicella, acquisita nel 2019 al termine di un’operazione che ha visto il coinvolgimento di altre due coop del vino, Vitevis e Cantina Valpantena. Si aggiunge poi una quota maggioritaria di Medici Ermete, marchio legato al mondo del Lambrusco premium. “L’acquisizione di marchi per noi è ricerca di know how. Non vogliamo certamente applicare logiche industriali a Masselina o a Montresor, vogliamo invece acquisire competenze da applicare poi in tutto il gruppo per i processi agronomici e enologici. Di contro, portiamo opportunità non solo commerciali ma anche di sostenibilità, che è uno dei nostri principali focus”.
Intanto Terre Cevico, nel corso dell’ultima assemblea dei soci, ha presentato il piano di sviluppo industriale per il periodo 2020/2024 che interesserà la sede dei due principali stabilimenti di produzione, Lugo e Forlì. Asse portante del progetto, nel segno della sostenibilità economica e ambientale, è il tema dell’“industria 4.0”, declinato in interventi come il potenziamento dell’automazione delle aree di stoccaggio, logistica, ampliamento dei serbatoi delle aree di cantina per la messa in rete di tutte le fasi di gestione e produzione delle sedi del gruppo. A Lugo sarà realizzato un nuovo grande magazzino, a Forlì un nuovo stabilimento a fianco dell’attuale.