Carpigiani frena dopo una lunga serie di risultati in aumento, che avevano portato il fatturato aziendale dai 117 milioni dell’esercizio 2011-12 ai 170 milioni del 2018-19. L’ultimo bilancio, chiuso al 31 agosto 2020, si è fermato a quota 150 milioni, in flessione del 12% circa, senza però mettere in discussione la leadership dell’azienda di Anzola dell’Emilia (Bologna) che controlla più della metà del mercato mondiale dei macchinari per la produzione di gelato artigianale ed seconda solo all’americana Taylor per quanto riguarda le macchine dedicate al gelato soft.
Dall’Italia dipende meno del 15% del fatturato, che è ben distribuito a livello globale a cominciare da quelle nazioni presidiate da Carpigiani tramite filiali: si tratta di Francia, Germania, Giappone, Uk, Usa e Cina. “I ‘segreti’ del nostro successo – racconta a Pambianco Wine&Food il market developer manager Achille Sassoli – sono l’innovazione tecnologica e la presenza di una rete globale di quasi 200 concessionari, che ci consentono di gestire al meglio il livello di servizio. I mercati con il maggior potenziale di crescita e a cui tutti guardano con attenzione, soprattutto per il mondo soft, sono Usa e Cina”.
Tra le insegne del fuori casa, quelle legate al gelato hanno dimostrato una capacità di tenuta maggiore rispetto ad altre nel periodo successivo al primo lockdown. “La fortuna del prodotto – ha aggiunto Sassoli – è di essere configurato nel suo dna per l’asporto, soprattutto nei Paesi latini e con più storia di gelato artigianale. Quindi il lockdown è stato sì pesante, ma meno se confrontato con la ristorazione in generale. E, con le prime riaperture, la gioia di acquistare un gelato artigianale con tutta la famiglia ha dato un senso di vita normale alle persone”. Tra i clienti gelatieri, sono andati meglio quelli della provincia e dei centri residenziali, mentre hanno perso quota quelli delle città business e più legate al turismo internazionale. “Gli acquisti però non si sono fermati e le stesse catene specializzate hanno dato interessanti segnali, confermando tutti i programmi già presi e non cancellandoli”, aggiunge Sassoli. Tra le tendenze in atto nel mondo del gelato spiccano gli ingredienti più legati al territorio dove operano le gelaterie. Inoltre, il boom dell’asporto ha dato il via a una ricerca del packaging più adatto, per evitare le criticità legate all’abbassamento della temperatura dopo l’uscita dalla vetrina.
Intanto continuano le attività di formazione di Carpigiani, attraverso la Carpigiani Gelato University aperta presso la sede aziendale. I corsi online erano partiti ben prima della pandemia, ma con il lockdown sono esplosi e hanno raggiunto circa 800 iscritti a pagamento, salendo a quota 3mila considerando la fase promozionale avviata all’indomani della chiusura. “Torneremo ai corsi in presenza, che continueranno a essere fondamentali per gli imprenditori che si avvicinano per la prima volta al mondo della gelateria e per questo motivo vorranno visitare l’Italia, ma siamo anche convinti che i gelatieri già formati preferiranno la didattica a distanza per questioni legate ai costi e ai tempi”, racconta Kaori Ito, direttrice della scuola. “I corsi online li facevamo fin dal 2008 ma non avevano successo perché i tempi non erano maturi. Oggi lo sono”.