I mercati danno fiducia a Campari. Il gruppo italiano leader del comparto beverage alcolico ha chiuso la seduta di lunedì 14 novembre con una crescita del 2% circa, a 8,6 euro ad azione, spinto dal giudizio positivo dell’indipendent advisor Raymond James, che ha alzato la raccomandazione a outperform da neutral, indicando un target price di 11,10 euro. I massimi raggiunti da Campari nell’anno in corso risalgono a fine settembre, poco oltre i 10 euro, ma il valore attuale del titolo è nettamente superiore ai minimi di febbraio, quando era sceso sotto quota 7 euro.
Intanto la società presieduta da Luca Garavoglia ha diffuso i dati sui primi nove mesi, caratterizzati da un aumento del 3,1% delle vendite globali per un controvalore di 1,18 miliardi di euro, generato per il 41,9% dalle Americhe e sostenuto dal consueto trend dell’aperitivo, che ha spinto i marchi Campari (+9,5%) e Aperol (+5,4%) soprattutto negli Stati Uniti, diventati il primo mercato di destinazione dei prodotti del gruppo con un’incidenza del 25,3% sulle vendite totali, davanti all’Italia con il 24,2 percento.
Il risultato dei nove mesi è migliorato grazie anche alla performance ottenuta nel terzo quarter, con un’accelerazione organica dei ricavi pari al 6,1% contro il 5,4% del periodo gennaio/settembre, trainata dalla forte crescita organica dei brand a priorità globale (+8,6%) e regionale (+9,8%) a elevata marginalità, parzialmente compensata da un effetto cambi pari a -3,7% legato alla svalutazione nei mercati emergenti.
Aumenta intanto il debito finanziario netto per effetto dell’acquisizione di Grand Marnier, che ha comportato il pagamento di 682,9 milioni di euro, spingendo l’indebitamento da 825,8 a 1.358,6 milioni di euro.
Il CEO di Campari, Bob Kunze-Concewitz, ritiene sostanzialmente invariate le prospettive a fine anno. “Il quadro macroeconomico, in particolare i mercati emergenti, e le principali valute rimangono volatili. Contestualmente, siamo fiduciosi relativamente al conseguimento di una performance positiva e profittevole del business, trainata dalle marche a priorità globale e a elevata marginalità, in particolare gli aperitivi, il whisky americano e i rum giamaicani, grazie ai sostenuti investimenti in attività di marketing”.
Tra le azioni in atto spiccano il potenziamento negli Stati Uniti della distribuzione sul canale on premise, strategico per il brand Grand Marnier e per tutto il portafoglio di premium spirit, e la costituzione di una struttura commerciale diretta in Sud Africa, mercato ad alto potenziale per le categorie vodka e scotch whisky.