Il vino biologico ha una marcia in più. La crescita della viticoltura che viene tuttora definita “non convenzionale” (anche se dovrebbe essere considerata in assoluto la più convenzionale proprio in quanto naturale) è stata certificata durante l’ultima edizione di Sana, la fiera del “bio” che si è tenuta a Bologna dal 12 al 15 settembre. Sono circa 1.300 le aziende produttrici, circa 4,5 milioni gli ettolitri di vino biologico ottenuti, e oltre 72 mila gli ettari coltivati nel 2014, in aumento del 6,5% rispetto all’anno precedente, con una quota di superficie vitata biologica pari all’11% sul totale. L’Italia, ai primi posti nel mondo per la produzione di vino bio, è preceduta in Europa dalla Spagna nella classifica delle superfici. Tra le regioni italiane primeggia la Sicilia, con circa il 25% degli ettari coltivati con metodo biologico, davanti a Puglia e Toscana.
Moda o necessità? I coltivatori, in realtà, seguono il mercato: secondo Nomisma, le vendite di vino biologico nel 2014 sono aumentate del 14% all’interno della grande distribuzione organizzata, mentre il vino convenzionale nello stesso canale ha perso l’1 percento. La preferenza dei consumatori per il biologico è confermata dai dati del Wine Monitor di Nomisma: il 90% dei consumatori intervistati dichiara di essere interessato ad acquistare il brand del vino preferito se questo inserisse una linea a marchio biologico. A trainare è anche l’export: una bottiglia su tre di vino biologico importato dagli Usa proviene infatti dall’Italia.