Nominato amministratore delegato lo scorso maggio, Giuseppe Casareto è entrato in Caffitaly subito dopo il primo lockdown e ha dovuto gestire una fase certamente complessa, traghettando l’azienda controllata dai fondi Alpha Group e Cnp, specializzata nella produzione e distribuzione di caffè porzionato, verso il futuro e verso uno sviluppo sempre più internazionale.
Il primo risultato è positivo. “Abbiamo chiuso il 2020 con una piccola crescita, pari all’1%, al termine di un anno a due facce, condizionato dalle difficoltà del primo semestre e da un ritmo piuttosto rapido nel secondo, quando le vendite sono cresciute del 13% a volume e del 6% in valore”. Il tutto per un fatturato che supera i 130 milioni, escludendo però le vendite delle joint venture operanti in Brasile e Cina, che porterebbero il consolidato teorico (legato solo alle quote di proprietà Caffitaly) attorno a quota 160 milioni.
Il bello però deve ancora arrivare. Gennaio 2021 ha visto un autentico boom dei ricavi, +45% rispetto allo stesso mese del 2020. E i progetti avviati all’inizio della gestione Casareto dovrebbero dare ulteriore impulso al business. In particolare, spiega l’ad: “Storicamente siamo sempre stati in difficoltà a livello produttivo rispetto alla domanda potenziale, e questo ha fatto perdere diverse opportunità a Caffitaly. Ora abbiamo migliorato i processi e anche la capacità di interpretare con anticipo la domanda del mercato. Quest’azienda dispone di un altissimo potenziale inespresso ed entro 24 mesi potremmo arrivare a 200 milioni di fatturato, senza considerare gli introiti delle due joint venture”.
Il modello di business di Caffitaly è strettamente b2b per l’estero ed è invece orientato al consumatore finale in Italia, dove l’azienda ha avviato una politica retail aprendo sempre più negozi a marchio proprio: “Sono attualmente 96 e dovrebbero arrivare a quota 105 entro fine anno”, precisa Casareto. La quota attuale delle vendite suddivise per canale è 80% b2b (quasi tutto estero) e 20% b2c, mentre in termini di prodotto la grande maggioranza, circa il 90%, è legata al caffè porzionato in capsule e il restante 10% alle macchine ad alta tecnologia per la preparazione del caffè. Al di fuori dell’Italia, i principali mercati sono Germania, Brasile e Portogallo, a seguire l’area del Far East dove Caffitaly può vantare un cliente di primissimo piano come Coca-Cola Amatil, che nel 2017 ha avviato il primo contratto di fornitura legato alle macchine per caffè e al sistema di capsule per caffè di Caffitaly per l’Indonesia, per poi allargarlo all’Australia.
Le direttrici per la crescita di Caffitaly sono tre. La prima è l’ingresso nei mercati ancora “vergini” o non sufficientemente sviluppati, tra i quali spiccano Usa, Uk, Francia e Spagna. “Abbiamo in corso una serie di negoziazioni con clienti internazionali, alcune più vicine alla conclusione, altre in fase iniziale”, precisa Casareto. La seconda riguarda l’innovazione di prodotto per le macchine (con l’obiettivo di arrivare a realizzare soltanto sistemi a lettore ottico), per le capsule e in ambito di sostenibilità e raggiungimento di un modello di economia circolare. La terza è il lancio dei caffè plus, da quelli con diversi aromi fino ai caffè funzionali con l’aggiunta di integratori; quest’ultima linea è in fase di testing e dovrebbe essere presentata entro fine anno. “Abbiamo già raggiunto l’accordo con il fornitore degli integratori alimentari, uno specialista del canale farmacia, e ora stiamo lavorando sull’ottimizzazione delle miscele per permettere all’integratore di agire in modo ottimale”, conclude Casareto.